Lettere in redazione

Leggi razziali, le amnesie di Fini

Caro Direttore,l’on Fini ha dichiarato che la società civile italiana e la Chiesa si adeguarono alle leggi razziali e non fecero abbastanza per contrastarle. Nessuno meglio di lui sa che il carattere autoritario del regime fascista non tollerava manifestazioni di esplicito dissenso; Mussolini aveva sempre ragione! Tuttavia per quanto riguarda la Chiesa, Pio XI nel 1938 pubblicò l’enciclica «Mit brennender Sorge» in cui condannava fortemente il nazismo, il razzismo e la concezione totalitaria dello stato. Lo stesso fece Pio XII nel messaggio natalizio del 1942 che fece arrabbiare Hitler e Mussolini. Fernando Cabildonindirizzo email Caro Direttore,la dichiarazione dell’on. Fini sul presunto adeguamento degli italiani e della Chiesa alle leggi razziali fasciste oltre a non essere veritiera fa trasparire la sua furbizia. La sua idea è che, se si diffonde il convincimento che tutti sono colpevoli alla fine non ci sarà più alcun colpevole. Questo suo intervento è illuminante per la sua strategia politica: rendersi «digeribile» anche a chi lo ha sempre combattuto. Ma gli italiani non hanno dimenticato che nel 1994 l’on. Fini definì Mussolini il miglior statista italiano! Lucio Skola indirizzo email

Gianfranco Fini, al quale va riconosciuto il merito di aver fatto accettare col Convegno di Fiuggi al vecchio Movimento sociale italiano il valore della libertà e della democrazia, di recente ha parlato delle «leggi razziali» del 1938, che furono e restano un’autentica vergogna, emanate dal regime fascista con l’avallo del Re, contro gli ebrei italiani e che aprirono a molti di loro i cancelli dei campi di sterminio e che allineavano la politica italiana ormai definitivamente al nazismo e questo trascinò l’Italia in una guerra disastrosa, a cui non era militarmente preparata.

Questi fatti è bene ricordarli. Fini ha lamentato che di fronte a queste leggi, a parte rare eccezioni, non ci fu una reazione corale, forse frutto di un pregiudizio antiebraico ancora presenti in molti italiani. E di silenzio Fini accusa anche la Santa Sede. Questo meraviglia molto perché se ci fu una voce chiara e forte questa fu proprio quella di Pio XI. Sia con interventi attraverso i canali diplomatici al Re e a Mussolini – che molto se ne irritò – sia attraverso prese di posizione pubbliche. Basta ricordare l’Enciclica, «Con viva preoccupazione», proprio del 1938 scritta insolitamente in tedesco e rivolta all’Episcopato germanico dove si denunciava tra l’altro «l’anticristianesimo presente nel nazionalsocialismo» e la proibizione dei matrimoni misti. Bastava documentarsi, tanto più che ora è facile anche per recenti pubblicazioni.

Fini non parla di Pio XII su cui pesa però ancora un ingiusto pregiudizio sui suoi «silenzi». Anche questo non è vero; egli preferì intervenire per via diplomatica allo scopo di evitare rappresaglie anche contro i cristiani, come era avvenuto in Olanda dopo una forte dichiarazione dei vescovi. La sua opera in favore di ebrei e perseguitati politici è ampiamente documentata, come emerge chiaro da un recente libro di Andrea Riccardi, recensito da Umberto Santarelli nel n. 45 del settimanale. Ci domandiamo allora perché da alcune parti si voglia gettare ombra su due grandi pontefici che in tempi difficili furono orientamento per tanti anche non credenti.