Lettere in redazione

Omelie troppo lunghe e poco efficaci

A me, come a non pochi di voi, capita, non poche volte di ascoltare durante la Messa prediche lunghe e, spesso, dispersive. Dimenticando i celebranti che,c on pari efficacia, (se non migliore), potrebbero esprimere gli stessi concetti. Come ad esempio ha fatto per il Vangelo di domenica 1° aprile, mons. Francesco Ceriotti per il periodico «Tele Sette» (che vi allego in fotocopia). A me è capitato, addirittura, di ascoltare un’omelia di 27 minuti.

Non sarebbe male, a mio parere, che le Diocesi organizzassero appositi corsi per spiegare ai sacerdoti le regole essenziali della eloquenza e della durata dei sermoni.

Andrea IardellaLivorno

Quello delle omelie è un tema «caldo» tra i fedeli e tra gli stessi sacerdoti, come dimostrarono anche le vivaci polemiche che seguirono a una nostra inchiesta alcuni anni fa. Credo che da parte di chi le ascolta ci dovrebbe essere sempre grande disponibilità. Perché quando ci rechiamo a Messa non andiamo in cerca dal «grande oratore» che ci ammali con il suo eloquio, ma del «pane di vita» che nella celebrazione del sacrificio eucaristico il sacerdote spezza per noi. Questo senza nulla togliere al valore dell’omelia, come è stato ripetuto anche nel recente Sinodo dei vescovi su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa».

Nell’esortazione post sinodale di Benedetto XVI (la «Verbum Domini») c’è un paragrafo, il 59, dedicato a questo tema, che si intitola proprio «L’importanza dell’omelia». Vi si riconosce onestamente la necessità di migliorarne la qualità. «L’omelia – scrive Benedetto XVI – costituisce un’attualizzazione del messaggio scritturistico, in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola di Dio nell’oggi della propria vita. Essa deve condurre alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione, disponendo l’assemblea alla professione di fede, alla preghiera universale e alla liturgia eucaristica». E ancora: «Si devono evitare omelie generiche ed astratte, che occultino la semplicità della Parola di Dio, come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico».

Come vede non si parla di durata, ma di qualità. L’esempio di un’omelia «efficace» lo sta dando a tutti papa Francesco, sia quando legge un testo scritto, nelle occasioni più solenni, sia quando parla a braccio, come fa ogni mattina nella Messa che celebra a Santa Marta (e sul nostro sito ne potete trovare tante): sempre breve e incisivo, ci indica come mettere in pratica la Parola appena proclamata nelle letture.

Claudio Turrini