Lettere in redazione

Perché la Chiesa non alza la sua voce?

Spesso è capitato nella storia che ci fossero periodi in cui il «Re è nudo» e che ci sia, però, un bambino che con la sua innocenza e libertà apre gli occhi alla folla  fino a quel momento cieca. Oggi viviamo uno di questi periodi in cui la nudità del Re è estremamente chiara anzi, ingombrante, invadente, piena di protervia e di menzogna ma, purtroppo sembra non esserci più un bambino che indica tale nudità e la denuncia.

Quello che accade in questi giorni nella vita politica del nostro Paese non vi sembra che richieda un deciso «non licet» gridato a gran voce perché tutto ha un limite? La Chiesa quando si è trattato di intervenire su temi che riguardano l’etica, la giustizia ed altri argomenti fondamentali per la vita delle persone, giustamente lo ha fatto e lo fa con puntualità e fermezza. Ora non sarebbe opportuno denunciare ad alta voce la manipolazione dalla legalità chiaramente a favore di interessi scandalosamente privati che si vorrebbero contrabbandare come gli interessi di tutti?

Quando mi capita, per l’attività che svolgo nel campo del volontariato, di andare a parlare nelle scuole o in altre realtà, di diritto, giustizia, legalità con che faccia mi posso presentare  visto che la reiterata raccomandazione biblica del diritto e della giustizia a favore dell’orfano, della vedova, e dello straniero è largamente disattesa e sembra essere applicata, invece, a favore dei potenti, dei mestatori, degli imbroglioni, dei disonesti?

Chi deve gridare il «non licet»? Ma non c’è proprio nessuna voce autorevole che abbia la volontà, il coraggio e la carità di farlo? Non è che se tacciamo, magari per una malintesa prudenza, commettiamo peccato d’omissione?

Alberto EusepiGrosseto

La Chiesa, caro amico, siamo noi. E siamo noi che non possiamo tacere mai, davanti ad ogni sorta di ingiustizia. Ciascuno poi risponderà al Signore secondo le proprie responsabilità. Ma non ci scandalizziamo troppo per quanto avviene nelle vicende politiche nostrane (che poi sono simili a quelle di tutto il mondo). E non pretendiamo intromissioni a gamba tesa da parte dei nostri vescovi su questioni complesse e tutte affidate alla responsabilità degli uomini. Il cristiano non può essere mai dalla parte del potere, di qualunque colore esso sia. Si ricorda la lettera di don Milani al comunista Pipetta? «Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto – scriveva il priore di Barbiana –  mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco…. Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò».

Claudio Turrini