Lettere in redazione

Quei messaggi atei sugli autobus di Genova

Sono pronto anche ad essere annoverato tra i cattolici oscurantisti, difendendo in modo inequivocabile il diritto al rispetto del mio credo religioso, come «valore non negoziabile», e dinanzi all’ipotesi, spero ormai tramontata, che nella città di Genova si possa permettere la circolazione di autobus recanti scritte triviali che inneggiano all’ateismo, invoco interventi delle autorità pubbliche preposte, perché questo scempio annunciato ci venga risparmiato.

L’ateismo è legittimo, al pari della professione di qualsiasi culto, così come ne reputo parimenti accettabile il proselitismo, ma solo in forme che non costringano a conviverci nostro malgrado.

Diffondere uno spot in favore dell’ateismo su un qualsiasi organo di stampa che accetta inserzioni pubblicitarie a pagamento che non impegnano la redazione , non è la stessa cosa che permettere che si faccia il giro della città con mezzi pubblici che inneggiano all’ateismo.

Per qualcuno potrà dirsi impropriamente rispetto di libertà democratica, per me è provocazione ai limiti del vilipendio.Un innocuo crocifisso, che è comunque sul piano simbolico espressione anche di una tradizione storica, si ritiene da taluni zelanti apostoli di libertà (sotto le cui sembianze di annidano spesso i laicisti che vorrebbero tutelata solo la libertà dalla religione e non la libertà di religione) che possa irritare convincimenti diversamente orientati, e lo si vorrebbe espellere dagli ambienti pubblici, anche in deroga alle norme vigenti in Italia; io ritengo invece che sia questa volgare sceneggiata atea a offendere i sentimenti, non solo dei cattolici praticanti, ma di tutti i cittadini italiani, laicamente orientati ma rispettosi della vera libertà costituzionalmente tutelata. Daniele BagnaiFirenze

La campagna ateista che doveva partire nei giorni scorsi a Genova viene da Oltremanica. Da qualche settimana sui vagoni della metropolitana e su 200 autobus londinesi, e su altri 600 bus di Inghilterra, Scozia e Galles, campeggia infatti la scritta: «Probabilmente Dio non esiste. Smettete di preoccuparvi e godetevi la vita». La campagna, finanziata dall’Associazione umanisti britannici (Bha), è poi sbarcata anche in Spagna, a Barcellona, mentre a Genova ha subìto uno stop per il «no» della IGPDecaux che ha la gestione degli spazi pubblicitari sugli autobus cittadini dell’Atm. Qui il messaggio era un po’ diverso e francamente ancora più rozzo: «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno». E la concessionaria ha avuto gioco facile a rifiutarla perché violava il Codice di autodisciplina pubblicitaria in quanto «lesiva delle convinzioni religiose delle persone».

Detto questo, capisco lo sconcerto di tanti per messaggi del genere, ma credo non ci si debba allarmare più di tanto perché alla fine saranno solo degli autogoal di chi si professa ateo. Intanto per l’idea che chi crede in un Essere superiore (giacché la campagna non ha di mira i cristiani, ma tutti i credenti in un Dio) abbia poi una vita triste. Giustamente, come ha osservato in un comunicato stampa l’arcidiocesi di Barcellona «la fede nell’esistenza di Dio non è motivo di preoccupazione e nemmeno ostacolo per godere onestamente della vita, bensì è solido fondamento per vivere la vita con un atteggiamento di solidarietà, di pace, e con senso di trascendenza».

E poi, quei messaggi sono davvero «deboli». E alla fine, contrariamente alle intenzioni dei loro ideatori, rischino di giovare «alla causa di Dio», scuotendo tante persone dall’indifferenza e rimettendo in moto la testa e il cuore dell’uomo. Quel cuore che – scriveva un appassionato Sant’Agostino – non ha pace finché non riposa in Dio.

Claudio Turrini