Lettere in redazione

Rogo di Livorno, due pesi e due misure

Sono rimasto sconcertato per l’arresto dei genitori dei quattro bambini rumeni, periti fra la notte di venerdì 10 e sabato 11 agosto, nell’incendio di un improvvisato rifugio. Mentre in Liguria si lascia «a piede libero» l’assassino della fidanzata, fortemente indiziato, anche per l’uccisione, in analoghe circostanze, di un’altra ragazza, a Livorno si ricorre al carcere per poi fare il solito pianto del coccodrillo. Che senso hanno i tanti telegrammi inviati al Sindaco e i tanti bla-bla di ministri, sottosegretari e di tanti altri? Mi domando se sono rivolti ai genitori per la loro immensa sofferenza o alle Autorità preposte per quanto non hanno fatto nell’accoglienza e nella prevenzione di tragedie simili?Evidentemente, essendo quei poveri genitori, zingari, si pensa che non meritino solidarietà e che non soffrano come genitori normali. Quindi ci sarà lutto cittadino il giorno del funerale, senza la loro presenza. Perché essendo i nomadi notoriamente «malvagi» potrebbero reiterare il reato con la figlia sopravvissuta. Meglio, quindi, lasciarli marcire nella galera della «Sughere»! Lettera firmataLivorno

Mi auguro davvero che gli inquirenti abbiano in mano indizi gravi a carico dei quattro genitori rumeni tenuti in stato di fermo dal giorno della strage. E che le indagini arrivino presto ad accertare tutta la verità. Secondo quanto riferito dal loro avvocato difensore, Andrea Callioli, il Gip Rinaldo Merani avrebbe riconosciuto come «insussistenti gli indizi di colpevolezza relativi all’incendio colposo, valutando pertanto credibile la tesi dell’aggressione sostenuta dai romeni». Dunque quei quattro giovani rom non sono dentro perché responsabili, anche solo per colpa, di quanto avvenuto quella notte. Eppure il magistrato ne ha ugualmente convalidato il fermo, ritenendo «che vi fossero gravi indizi di colpevolezza relativamente al reato di abbandono di minore e incapace, seguito da morte». Vale la pena ricordare che la custodia cautelare – fin troppo abusata in Italia – è prevista dall’ordinamento quando si procede per reati gravi e sussistono gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato solo se vi è pericolo di fuga o di inquinamento delle prove o se vi sono esigenze di tutela della collettività (ossia se vi è il pericolo di nuovi reati). Il non essere intervenuti in difesa di quei quattro bambini, quando già le fiamme erano alte nella capanna – accusa che comunque i quattro rumeni respingono – non mi sembra giustifichi una così lunga custodia cautelare. «Le leggi – diceva Solone – sono come ragnatele, che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa più grossa le sfonde e sfugge». Come vede, la giustizia umana non è cambiata poi tanto dai tempi dell’antica Grecia.

Claudio Turrini

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