Lettere in redazione

Sorpreso nel leggere del funerale a un massone

In vacanza mi è caduto l’occhio su un trafiletto della cronaca di Firenze de «La Nazione» del 27 agosto. Sotto il titolo «Il ricordo» si ricorda appunto una persona scomparsa, ottuagenaria, e la si descrive come un massone fin dagli anni ’60 aderente a tale setta per interesse all’esoterismo e via via salito di grado fino al 33° della scala iniziatica e appartenente alla Loggia «Fidelitas». Fin qui nulla di strano: ognuno ha i suoi gusti. La cosa che mi ha sorpreso è che la cronaca riporta che «il funerale è stato celebrato ieri mattina» in una chiesa fiorentina. Vorrei sapere se un massone dichiarato quindi pubblico può ricevere il funerale della Chiesa Cattolica implicitamente dimostrando che le due appartenenze sono perfettamente compatibili. O ci sono motivi di ordine pastorale che possono far transigere?

Stefano CarocciFirenze

Il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della fede ha pubblicato una «Dichiarazione sulle associazioni massoniche», che sostanzialmente ribadiva le vecchie condanne sull’appartenenza alle Logge. Il documento, come spiegano alcune «Riflessioni» rese note dalla stessa Congregazione un anno dopo (e questa la dice lunga sulla delicatezza della questione), si era reso necessario per dissipare un’«errata opinione»che si stava diffondendo tra i fedeli, «secondo cui ormai l’adesione a una loggia massonica era lecita», dal momento che un «dialogo», ad alto livello e autorizzato dalla S. Sede, c’era effettivamente stato tra massoneria e Chiesa cattolica. La Congregazione aveva invece ribadito «l’inconciliabilità di fondo», pur riconoscendo «la diversità che può sussistere fra le obbedienze massoniche, in particolare nel loro atteggiamento dichiarato verso la Chiesa». Della Libera Muratoria sono essenzialmente tre le cose che la Chiesa non può accettare: sul piano dottrinale il relativismo (non esisterebbe una verità rivelata da Dio e tutte le credenze sarebbero sostanzialmente uguali); sul piano morale e pratico, l’assoluta segretezza e il vincolo di «fratellanza». Per questo la «Dichiarazione» del 1983 ribadiva che l’iscrizione alle associazioni massoniche «rimane proibita dalla Chiesa» e i fedeli che vi si iscrivono «sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».

Veniamo ora ai funerali del massone. Per rispetto del defunto e dei suoi familiari, lasciamo da parte il caso specifico (e per questo ho omesso di riportarne il nome e la località precisa). Parliamone in generale. Anche al momento del distacco terreno, la Chiesa si mostra madre amorevole. Le esequie cristiane non sono un sacramento; sono una celebrazione liturgica di ringraziamento al Signore del dono del battesimo concesso al defunto, l’implorazione della misericordia di Dio, che solo conosce il cuore dell’uomo e gli ultimi istanti della persona, una professione di fede comunitaria nella risurrezione dei corpi ed una invocazione a Dio, specialmente per i familiari, del dono della speranza cristiana. Basta quindi che i familiari richiedano – consapevolmente – le esequie e il parroco non sta a sindacare sulla vita del defunto; non pretende che, almeno in punto di morte, si sia debitamente pentito di tutti i suoi peccati.

Gli unici motivi per cui può negarle è che sia a conoscenza che il defunto, quando era in vita, abbia detto esplicitamente di non volerle; oppure che il celebrarle (per le scelte «pubbliche» del defunto) sia di grave scandalo alla comunità. A mio avviso la semplice appartenenza ad una loggia massonica, sia pure nei gradi più elevati, non comporta di per sé l’esclusione dalle esequie cristiane. Come del resto avviene per altre situazioni (ad esempio un divorziato che vive un nuovo legame «more uxorio»).

Claudio Turrini