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Ambiente: episcopati di tutto il mondo chiedono un accordo sul clima alla Cop 21

I presidenti delle istanze continentali delle Conferenze episcopali cattoliche di tutto il mondo lanciano un «appello alle parti negozianti e ai capi di Stato impegnati il prossimo dicembre alla Cop 21 di Parigi», la conferenza Onu per un nuovo accordo internazionale sul clima che si terrà tra fine novembre e dicembre.

«Tenere a mente non solo le dimensioni tecniche, ma soprattutto quelle etiche e morali dei cambiamenti climatici, di cui all’articolo 3 della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici»; «accettare che il clima e l’atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e destinati a tutti»; «adottare un accordo globale equo, generatore di un vero cambiamento e giuridicamente vincolante sulla base della nostra visione del mondo che riconosce la necessità di vivere in armonia con la natura e di garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, compresi quelli dei popoli indigeni, delle donne, dei giovani e dei lavoratori». Sono i primi tre punti del documento sottoscritto oggi dai presidenti di tutte le istanze continentali delle Conferenze episcopali cattoliche, con il quale si lancia un «appello alle parti negozianti e ai capi di Stato impegnati il prossimo dicembre alla Cop 21 di Parigi», la conferenza Onu per un nuovo accordo internazionale sul clima. L’appello sostiene l’importanza dell’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco. I firmatari sono invitati ad unirsi «al Santo Padre nell’implorare un grande passo avanti a Parigi, per un accordo globale e generatore di un vero cambiamento sostenuto da tutti». L’accordo, secondo i firmatari, dovrebbe limitare l’aumento della temperatura globale al fine di evitare impatti climatici catastrofici, soprattutto sulle comunità più vulnerabili.

Gli episcopati cattolici di tutto il mondo scrivono nel loro appello, presentato oggi con una conferenza stampa presso la Santa Sede, che occorre «generare nuovi modelli di sviluppo e stili di vita che siano compatibili con il clima, affrontare la disuguaglianza e portare le persone a uscire dalla povertà». Fondamentale per questo «è porre fine all’era dei combustibili fossili, eliminandone gradualmente le emissioni, comprese le emissioni» provenienti da mezzi militari, aerei e marittimi, e «fornendo a tutti l’accesso affidabile e sicuro alle energie rinnovabili, a prezzi accessibili».

I firmatari dell’appello sono: cardinale Oswald Gracias, presidente della Fabc (Asia); cardinale Péter Erdő, presidente del Ccee (Europa); cardinale Reinhard Marx, presidente della Comece (Europa); cardinale Ruben Salazar Gomez, presidente del Celam (America Latina); cardinale Béchara Boutros Rai, presidente del Ccpo (Consiglio dei patriarchi cattolici d’Oriente); l’arcivescovo Gabriel Mbilingi, presidente del Secam (Africa); l’arcivescovo John Ribat, presidente Fcbco (Oceania); l’arcivescovo Joseph Kurtz, presidente della Usccb (Usa); il vescovo David Douglas Crosby, presidente del Cccb-Cecc (Canada).

Il cambiamento climatico è in stretta correlazione con l’ingiustizia e l’esclusione sociale dei più poveri e più vulnerabili nel mondo: è la linea interpretativa che emerge dal documento. Come afferma Papa Francesco nella «Laudato si’», il clima è un bene comune, che appartiene a tutti e pensato per tutti, e «il suo degrado ci sfida a ridefinire le nostre nozioni di crescita e progresso, ripensando i nostri stili di vita». La Chiesa – chiarisce una nota del Ccee che accompagna il testo – è «anche testimone di come il cambiamento climatico stia toccando le comunità e le persone vulnerabili», e di conseguenza si chiede ai firmatari «di porre al centro dell’attenzione la giustizia sociale». L’appello di cardinali e vescovi è stato scritto in collaborazione con il network cattolico Cidse (alleanza internazionale delle agenzie di sviluppo cattoliche) e Caritas Internationalis e con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace. Nel documento si chiede fra l’altro di «garantire l’accesso delle persone all’acqua e alla terra per sistemi alimentari sostenibili e resistenti al clima»; di «fornire roadmap chiare su come i Paesi faranno fronte alla fornitura di impegni finanziari prevedibili, coerenti ed aggiuntivi, garantendo un finanziamento equilibrato delle azioni di attenuazione e delle esigenze di adattamento».