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Argentina: Conferenza episcopale-Segreteria di Stato, presto accessibili gli archivi della dittatura militare

La Chiesa apre i suoi archivi sul periodo della dittatura militare argentina. Lo si apprende oggi, ma la decisione ès tata presa lo scorso 15 ottobre durante una riunione in Vaticano tra la Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina e dalla Segreteria di Stato vaticana.

«Una valutazione sui lavori di catalogazione e di digitalizzazione del materiale d’archivio del periodo della Dittatura Militare (1976-1983), conservato negli Archivi della Conferenza Episcopale Argentina, della Segreteria di Stato e della Nunziatura Apostolica a Buenos Aires». È stato questo l’oggetto della riunione – svoltasi il 15 ottobre in Vaticano, ma di cui ne dà notizia oggi un comunicato congiunto della Conferenza episcopale argentina e della Segreteria di Stato – a cui hanno partecipato la Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina, composta dal presidente, monsignor José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, dal primo vicepresidente, il cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, dal secondo vicepresidente, monsignor Mario Antonio Cargnello, arcivescovo di Salta, e dal segretario generale, mons. Carlos Humberto Malfa, vescovo di Chascomus, e – per parte vaticana – dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, da monsignor Richard Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e da alcuni officiali della Segreteria di Stato.

Nell’incontro, informano i promotori, «si è preso atto che tale processo di organizzazione e digitalizzazione, che è stato eseguito in conformità con le decisioni e le indicazioni del Santo Padre e rappresenta il prosieguo di un lavoro già iniziato anni addietro dalla Conferenza episcopale argentina, è terminato. In base a un protocollo da stabilirsi prossimamente, potranno accedere alla consultazione dei relativi documenti le vittime e i familiari diretti dei desaparecidos e detenuti e, nei casi di religiosi o ecclesiastici, anche i loro superiori maggiori». «Questo lavoro – si sottolinea nel comunicato congiunto – è stato svolto avendo a cuore il servizio alla verità, alla giustizia e alla pace, continuando il dialogo aperto alla cultura dell’incontro».