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Brexit: accordo tra Ue e Regno Unito. Juncker, «un primo passo avanti»

Conclusa nella notte la prima fase del negoziato tra Unione europea e Regno Unito per la Brexit. Ora la parola passa al Consiglio europeo del 15 dicembre. Due anni di transizione durante i quali il Regno Unito rispetterà tutte le leggi europee, contribuendo anche al budget della Ue senza però partecipare alle decisioni prese dagli altri 27 Paesi.

(Bruxelles) «Il negoziato è difficile, ma oggi possiamo constatare un primo passo avanti e sono soddisfatto dell’accordo equo raggiunto con il Regno Unito. Fermo restando che i 27 Stati membri condividano la nostra valutazione, la Commissione europea e il capo negoziatore Michel Barnier sono pronti a dare immediatamente avvio alla seconda fase dei negoziati. Continuerò ad associare molto da vicino il Parlamento europeo ai lavori durante tutto il processo, perché il testo definitivo dell’accordo di recesso dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo». È la prima dichiarazione rilasciata in mattinata dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al termine dei negoziati che questa notte l’Esecutivo ha intavolato con il governo britannico sul dossier-Brexit. A Bruxelles era giunta anche la premier Theresa May, che ha incontrato lo stesso Juncker e poi il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Di fatto si giunge a un passo importante sulla via che porta a un accordo sul Brexit. La Commissione europea annuncia quindi che un progresso sufficiente è stato compiuto nella prima fase dei negoziati sull’articolo 50, la parte della legislazione europea che regola il «divorzio» del Regno Unito dagli altri ventisette Paesi Ue, e raccomanda che il Consiglio europeo, durante il vertice del 15 dicembre, ratifichi questo accordo. Se tutto procederà come stabilito, alla fine della prossima settimana Gran Bretagna e Unione europea potrebbero dar vita alla seconda fase dei negoziati.

La Commissione ritiene che «siano stati compiuti progressi sufficienti su ciascuno dei tre temi prioritari indicati negli orientamenti del Consiglio europeo del 29 aprile 2017: diritti dei cittadini, dialogo su Irlanda/Irlanda del Nord e liquidazione finanziaria». La svolta nelle trattative è dovuta a un rapporto steso dai rappresentanti del governo britannico e dell’Unione europea, che è stato approvato dalla premier britannica May e dal presidente della Commissione europea Juncker. Il nuovo accordo garantisce che nulla cambierà per i diritti dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito e per i britannici che si trovano negli altri ventisette Paesi dell’Ue.

Progresso chiave è stato realizzato anche sul nodo più difficile della Brexit, quel confine tra il nord Irlanda e il resto dell’isola irlandese diventato quasi una formalità con l’accordo del venerdi santo del 1998. Il governo britannico si è impegnato infatti a continuare a far circolare liberamente merci e persone dentro i confini dell’Irlanda e ad evitare controlli troppo rigidi che rischierebbero di riaccendere la violenza che ha insanguinato per anni il nord Irlanda. L’accordo di questa notte potrebbe mettere al riparo il governo della premier May da una crisi che era stata minacciata da alcune componenti (irlandesi, ultra conservatori) della sua maggioranza a Londra.

In un comunicato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, afferma che «è importante cominciare le trattative così che i cittadini del Regno Unito e dell’Unione europea possano avere delle certezze». E aggiunge che «le sfide più importanti si trovano davanti a noi perché sappiamo che rompere è difficile ma rompere e costruire un nuovo rapporto è ancora più difficile». «Un anno e mezzo è passato dal referendum sulla Brexit», conclude Donald Tusk, «e così tanto tempo è stato dedicato al compito più facile. Ora abbiamo di fatto meno di un anno per il compito più difficile». La data per il divorzio definitivo di Londra dall’Ue è il 29 marzo 2019.