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Cancellazione Daca: vescovi statunitensi, «decisione inaccettabile e riprovevole»

(da New York) «Una decisione inaccettabile e riprovevole, un passo indietro nel progresso del Paese, un’azione che mostra assenza di misericordia e una visione ristretta del futuro». È una condanna durissima quella espressa dai vescovi statunitensi a seguito della cancellazione del Daca, il programma di protezione per i minori arrivati negli Usa senza uno status giuridico legalmente riconosciuto.

Martedì 4 settembre, il presidente Donald Trump ha affidato al ministro della giustizia Session l’annuncio dell’abrogazione del provvedimento, che consentiva ai giovani, arrivati negli Usa come minori dal giugno 2007 e che al 2012 non avessero compiuto 31 anni, di usufruire di un permesso biennale rinnovabile per motivi di studio o di lavoro. Il Dipartimento per la sicurezza nazionale si impegnava, inoltre, a non deportare i giovani autorizzati, definiti «sognatori» – «dreamers», a meno che non commettessero delitti. Ora il Congresso avrà sei mesi di tempo per definire una nuova legislazione che eviti il rimpatrio di circa 780mila tra studenti e lavoratori.

La Chiesa Usa ha dichiarato la sua disponibilità a supportare i giovani colpiti dalla decisione presidenziale «qualunque sia il loro stato di immigrazione» e ha voluto precisare, contro le false notizie in circolazione, che i beneficiari del programma non hanno ricevuto aiuti governativi o status giuridici particolari ma semplicemente sono stati autorizzati temporaneamente a lavorare e studiare negli Usa, rinunciando in tal modo alla deportazione. La dichiarazione congiunta firmata dal presidente della Conferenza episcopale DiNardo, dall’arcivescovo di Los Angeles, Gomez, dal presidente della Commissione delle migrazioni Vásquez e da mons. Tyson, presidente della sottocommissione per la cura pastorale dei migranti, non fa sconti alle scelte politiche delle ultime ore e precisa che «la cancellazione del programma è indebita, provoca paure inutili nei giovani e nelle famiglie» e non riconosce il contributo alla società statunitense dato da questi ragazzi che» continuano a lavorare e a servire il Paese anche attraverso il servizio militare».

I presuli concludono spiegando che la «decisione non riflette chi siamo come americani» e che «la nostra nazione ha agito in modo contrario alla Scrittura soprattutto nel passo che chiede di accogliere i bambini nel nome di Gesù». L’auspicio dei vescovi è che il Congresso agisca con immediatezza verso una soluzione legislativa che impedisca di fatto il rimpatrio di migliaia di giovani «che sono intrecciati al tessuto della nostra Chiesa e della nostra società e che dal punto di vista sociale e umano, sono giovani americani».