Mondo

Charlie Gard: il Great Ormond Street Hospital, «giusto esplorare nuovo trattamento». Enoc (Bambino Gesù), «ospedale vuole provare protocollo»

C’è uno spiraglio nella vicenda del piccolo Charlie Gard, affetto da rarissima patologia genetica degenerativa. Il Great Ormond Street Hospital apre alla possibilità di cure sperimentali. Il commento di Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù.

Il Great Ormond Street Hospital ha chiesto oggi alla Corte Suprema una nuova udienza sul caso di Charlie Gard «alla luce di dichiarazioni su nuove prove relative a potenziali terapie per la sua situazione».

Così ha fatto sapere oggi l’ospedale londinese dove è ricoverato il piccolo di undici mesi, Charlie Gard, affetto da rarissima patologia genetica degenerativa. «Abbiamo appena incontrato i genitori di Charlie per informarli di questa decisione e continueremo a mantenerli pienamente informati della situazione», continua il comunicato.

«Due ospedali internazionali e i loro ricercatori ci hanno comunicato nelle ultime 24 ore di avere nuove prove sul trattamento sperimentale proposto», spiega l’ospedale che quindi ritiene giusto, «d’accordo con i genitori di Charlie, esplorare questa prova».

L’Ospedale non può trasferire Charlie a causa della «sentenza della Corte Suprema che ci proibisce espressamente di trasferire Charlie per la terapia nucleosidica», decisione che ha trovato unanimi la Corte d’appello, la Corte suprema e la Corte europea dei diritti dell’uomo ed è «stata sostenuta inequivocabilmente da alcuni dei più celebri medici e scienziati del mondo».

Il comunicato ricorda anche le ragioni della sentenza che ha reputato «nell’interesse superiore di Charlie di non procedere con la terapia nucleoside, sempre a condizione che le misure e i trattamenti adottati siano i più adeguati a salvaguardare la dignità di Charlie. Ora però l’ospedale dà «all’Alta Corte l’opportunità di valutare oggettivamente le indicazioni di nuove prove». L’ospedale ribadisce anche che «la condizione di Charlie è eccezionalmente rara, con danni cerebrali catastrofici e irreversibili» che sono stati esaminati dai medici di Londra e che da medici indipendenti che «hanno convenuto con la nostra squadra clinica che questo trattamento sarebbe ingiustificato», «inutile e prolungherebbe la sofferenza di Charlie».

Sottolinea il comunicato: «Non si tratta di una questione di denaro o di risorse, ma di ciò che è giusto per Charlie» perché «la nostra priorità è sempre stata e sarà sempre l’interesse di Charlie Gard».

L’ospedale poi spiega il suo sforzo di «supporto illimitato» nei momenti difficili che vivono tutti i loro pazienti e di ricerca della «migliore assistenza medica possibile per ogni singolo bambino». «Siamo orgogliosi dei nostri colleghi e siamo orgogliosi del lavoro che fanno» e del riconoscimento pubblico raccolto negli anni, si legge ancora. «L’ultima cosa che vogliamo è che un paziente soffra e le nostre équipe mediche fanno del loro meglio ogni giorno».

Il comunicato rende merito «alle offerte di aiuto della Casa Bianca, del Vaticano e dei nostri colleghi in Italia, negli Stati Uniti e altrove» e conclude: «Vorremmo rassicurare tutti che l’ospedale di Great Ormond continuerà a prendersi cura di Charlie e della sua famiglia con il massimo rispetto e dignità in questo momento molto difficile».

«Sono a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, a occuparmi di questi bambini, ma mi è giunta la notizia che i ricercatori hanno messo a disposizione il loro trattamento per l’ospedale di Londra, il quale pensa di poterlo verificare». Lo dice, in un videomessaggio, Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, in merito alla vicenda del piccolo Charlie Gard, confermando che il Great Ormond Street Hospital sta pensando di sperimentare la terapia messa a punto da un team internazionale di ricercatori.

«Io ringrazio molto tutte le persone che fanno ricerca – prosegue Enoc -, perché noi non sappiamo quanto è la loro fatica, e quanto la loro soddisfazione, che non è mai economica, è solo questa: collaborare a salvare delle vite». «Sono molto contenta per la mamma e il papà di Charlie, che hanno una piccola speranza, e per l’opportunità che a questo bambino viene data – conclude la presidente del Bambino Gesù -. Noi non ne sappiamo i risultati, ma sappiamo solo che dobbiamo credere nella scienza e continuare a dare la possibilità di andare avanti».