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Charlie Gard, la sentenza del giudice Francis: «sempre fatto interesse del piccolo»

Nelle sei pagine di sentenza redatte dal  giudice Nicolas Francis, presidente della Corte di fronte a cui sono comparsi i genitori di Charlie e l’Ospedale pediatrico di Londra, la difesa del proprio operato.

«È impossibile per chiunque di noi comprendere o persino provare a immaginare l’agonia vissuta dai genitori di Charlie nelle ultime settimane e mesi mentre cercavano di confrontarsi con la decisione che ora hanno preso. Molto è stato detto, soprattutto negli ultimi giorni, da chi non sa quasi nulla di questo caso ma si è sentito autorizzato a esprimere opinioni». Cominciano così le sei pagine della sentenza del giudice Nicolas Francis, presidente della Corte di fronte a cui sono comparsi i genitori di Charlie e l’Ospedale pediatrico di Londra, pubblicata ieri sera, dopo la decisione di Connie Yates e Chris Gard di accettare che al piccolo «siano somministrate cure palliative e gli sia permesso di morire con dignità».

Nel documento il giudice ripercorre sinteticamente tutte le tappe legali del contenzioso. «Il mio compito è sempre stato di determinare l’interesse superiore di Charlie e non i benefici che ne sarebbero potuti derivare alla ricerca scientifica». Alla luce delle ultime indagini mediche, che hanno rilevato che in alcune parti del corpo di Charlie «non ci sono più muscoli e in altre parti i muscoli sono stati sostituiti in misura significativa da materia grassa», e del consenso raggiunto tra ospedale e genitori, il giudice quindi conferma la sentenza di aprile, ricordando che la «terapia nucleoside non è stata sperimentata nemmeno su topi con lo stesso tipo di disfunzione mitocondriale di Charlie».

Quattro note conclusive completano la sentenza: un grazie a tutti i medici che hanno reso testimonianza e a quelli che si sono presi cura di Charlie in questi mesi; un grazie «a tutti gli avvocati che hanno assistito la Corte» e in particolare il «team che ha assistito i genitori non dietro compenso economico, ma gratuitamente». Un commento sull’«assurda idea» circolata per cui «Charlie è prigioniero del servizio di sanità nazionale»: in Inghilterra «i bambini hanno diritti indipendenti dai genitori» e quando genitori e ospedale non trovano accordo, è un «giudice indipendente che definisce l’interesse superiore del bambino», che è rappresentato in tribunale. E infine l’opinione che «la mediazione debba essere tentata in tutti i casi come questo, anche se non fa altro che portare le parti a una maggiore comprensione delle posizioni altrui».

Oggi il caso Charlie è tornato di fronte al giudice perché non c’è consenso tra genitori e ospedale se il piccolo Charlie possa tornare a casa per morire. Significherebbe applicare un ventilatore portatile e un’assistenza medica complessa per garantire le cure palliative al piccolo.