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Colombia, frana su Mocoa: Caritas, «ancora tanti dispersi, 300 famiglie sono senza casa»

«È la più grande calamità naturale dei tempi recenti accaduta in Colombia». Lo dice al Sir il direttore del Segretariato Caritas-Pastorale sociale della Chiesa colombiana, mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, a proposito di quanto accaduto a Mocoa, nel dipartimento meridionale del Putumayo, dove la città è stata sepolta da una valanga di fango e detriti, provocata dallo straripamento dei tre fiumi che passano vicino alla zona.

«La situazione è drammatica, il numero delle vittime aumenta, ci sono ancora tanti dispersi, 300 famiglie sono senza casa, molte persone hanno perso tutto quello che avevano. Inoltre i cadaveri sono a cielo aperto, in attesa di identificazione. Si sta procedendo ora a stilare un registro delle vittime, va data loro cristiana sepoltura». Prosegue mons. Henao: «La diocesi di Mocoa ha allestito un’équipe centrale, presieduta dal vicario generale della diocesi, il nostro Segretariato ha inviato due specialisti per la gestione di situazioni di emergenza. Bisogna allestire dei centri di accoglienza per la popolazione colpita, servono alimenti, carburante, coperte, vestiti. C’è poi da fare uno sforzo per sostenere la popolazione dal punto di vista psicologico, soprattutto le persone più colpite e i bambini. Il tutto mentre mancano acqua ed elettricità ed è difficile raggiungere la zona della tragedia, che si trova in mezzo alla foresta amazzonica. Il maltempo di questi giorni ha danneggiato alcune delle poche vie di comunicazione».

Nonostante ciò, la macchina degli aiuti si è avviata senza indugi: «Caritas Colombia ha avviato una campagna per la raccolta di fondi, acqua e alimenti. La gente sta rispondendo con generosità». «La zona di Mocoa già prima della tragedia era particolarmente povera e isolata. Gli abitanti – conclude mons. Henao – vivevano coltivando caucciù. Quando le coltivazioni sono venute meno, ha iniziato a scarseggiare il lavoro, è una zona di povertà estrema. Servono piani municipali di gestione del rischio e delle situazioni di emergenza. Serve un’opera di miglioramento dei piani di prevenzione, con il coinvolgimento della cittadinanza, perché non si ripetano tragedie come questa».