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Colombo (Iai): Rohani a Roma, la visita del disgelo

Il presidente iraniano Rohani a Roma per lanciare il dopo-sanzioni. Accordi per 17 miliardi, ma sul tavolo anche la lotta al terrorismo dello Stato islamico e i rapporti con l'Ue. Il disgelo passa anche attraverso la discussione intorno ai diritti umani. Dopo gli incontri con Mattarella e Renzi, Rohani rende visita a Papa Francesco. Indiscrezioni parlano di un invito al Pontefice a recarsi in Iran. Prossima tappa Parigi.

Si è aperto ieri (25 gennaio), a Roma, il viaggio di due giorni in Italia del presidente iraniano Hassan Rohani. Si tratta della sua prima visita in Europa dopo le sanzioni internazionali, rimosse a seguito dell’accordo sul programma nucleare. La visita giunge 17 anni dopo quella di un altro presidente riformista, Mohammad Khatami. Rohani ha incontrato al Quirinale il presidente Mattarella al quale ha ricordato che l’Italia è sempre stata vicina all’Iran anche quando i rapporti internazionali erano tesi. I due presidenti si sono trovati uniti nel ribadire la condanna del terrorismo «senza ambiguità». In serata Rohani ha visto il premier Matteo Renzi. «Sono molto felice che il presidente Rohani abbia scelto d’iniziare dall’Italia la missione che riporta in Europa la massima carica dell’Iran – ha detto Renzi -. L’amicizia storica trova fondamento nelle relazioni culturali tra Roma e Teheran, segno del nostro passato ma voglio pensare anche del nostro futuro». Che passa anche per importanti accordi commerciali. L’Iran necessita d’investimenti stranieri annui di 30-50 miliardi di dollari per conseguire l’obiettivo di crescita dell’8% prefissato. Oggi (26 gennaio) l’incontro, molto atteso, con Papa Francesco. Sulla visita abbiamo chiesto un commento a Silvia Colombo, responsabile di ricerca presso lo Iai (Istituto Affari Internazionali), esperta di politica mediorientale e del mondo arabo.

L’Iran ricomincia da Roma la sua campagna di disgelo post-sanzioni. Perché ancora l’Italia?

«Ricominciare dall’Italia significa riaffermare un legame stretto esistente tra i due Paesi. Un legame che riguarda la politica, la diplomazia, l’economia, come si è visto in tutti questi anni in cui l’Iran era isolato. L’Italia ha sempre teso una mano al Paese islamico. Sul piano diplomatico è anche grazie all’Italia che l’Iran ha potuto vedere un esito favorevole del negoziato sul nucleare e riconosciuto il suo ruolo di «player» nel panorama regionale. L’Italia, all’interno della comunità internazionale, ha sempre giocato un ruolo di sponda per l’Iran senza rotture con altri alleati».

Quanto vale a livello economico questo legame? Le sanzioni sono costate all’Italia oltre 15 miliardi di export a partire dal 2006, di cui oltre il 60% negli ultimi 4 anni…

«In questi anni l’Italia e l’Iran hanno sempre mantenuto legami economici, nonostante le sanzioni. Ora, con lo sblocco, questi dovrebbero tornare ai valori pre-embargo e attestarsi a circa 7 miliardi. Nel 2014 il valore dell’export verso l’Iran era stato poco più di 1,2 miliardi di euro. C’è molto da recuperare e questo è il momento. Oggi l’Iran viene a dire all’Italia di farsi avanti, come hanno già fatto la Cina e la Francia, tanto per fare dei nomi. Va ricordato, inoltre, che Rohani dopo l’Italia si recherà in Francia. Questa visita è un segnale forte di rafforzamento dei legami. Va letto anche in questa direzione l’appoggio iraniano alla candidatura italiana come membro non permanente al Consiglio di sicurezza dell’Onu».

In questa operazione di disgelo l’Italia potrebbe rappresentare un ponte per riavvicinare l’Iran all’Ue?

«Il nostro Paese rappresenta un primo passaggio per ricostruire fiducia e creare un’atmosfera positiva intorno all’Iran anche in Europa. Bisogna vedere come il Paese islamico riuscirà a guadagnarsi la fiducia di altri attori europei e, quindi, ancorare il suo futuro all’Ue».

Nell’incontro con il presidente Mattarella si è parlato di terrorismo…

«Il nostro presidente ha chiesto un impegno forte all’Iran. Nelle sue dichiarazioni Rohani è stato netto e ha puntato il dito, in maniera nemmeno troppo velata, contro le ambiguità di altri Paesi che, a sua detta, non stanno fronteggiando l’Isis con fermezza. Chiaro il riferimento all’Arabia saudita, sunnita, suo rivale, nello scacchiere regionale. L’Iran sciita, come è noto, appoggia il presidente siriano Assad in contrapposizione all’arco sunnita capitanato in primis dall’Arabia Saudita».

Teheran non è solo la capitale di un Paese che vuole recuperare decenni di sviluppo bloccati dalla sanzioni. Esiste anche un volto crudele di un Iran con il reddito pro-capite di esecuzioni capitali. Tra il 1° luglio 2013 e il 15 gennaio 2016 i prigionieri giustiziati sono stati 2.277, secondo stime di organizzazioni non governative.

«Quello del rispetto dei diritti umani è un tema delicato e un tassello mancante nell’Iran che cerca di riaccreditarsi agli occhi della comunità internazionale. Il lavoro da fare in questo campo è ancora molto e va fatto dialogando e senza arretrare».

Questa mattina Rohani incontra Papa Francesco al quale i temi della difesa delle minoranze e del rispetto delle libertà fondamentali stanno particolarmente a cuore…

«L’Iran è un Paese complesso. Oggi noi vediamo il volto di Rohani, con la sua delegazione di 120 persone tra ministri e esponenti del mondo economico. Ma essi rappresentano una parte di questo Paese. Ne esiste anche una estremizzata dalla dottrina religiosa dei Guardiani della rivoluzione. Sarà interessante comprendere le dinamiche politiche interne di questo Paese che, ricordiamo, a fine febbraio andrà al voto. Vedremo come queste aperture saranno condivise da tutti all’interno. L’esito positivo del negoziato sul nucleare, con la fine delle sanzioni dovrebbero far volgere l’ago della bilancia verso Rohani ma l’imprevedibilità è dietro l’angolo come la storia del Paese ha dimostrato».