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Concistoro Medio Oriente: p. Lombardi, «non è imminente viaggio del Papa in Iraq»

Sullo «sfondo» del Concistoro per il Medio Oriente, «oltre alle condizioni per le ingiustizie subite e le gravi difficoltà in cui si trovano i cristiani, c'è il grande dilemma di andare o restare». Lo ha riferito il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel briefing di oggi sul Concistoro, «molto importante», sul Medio Oriente a cui il Papa ha invitato i cardinali e i patriarchi, subito dopo la conclusione del Sinodo sulla famiglia.

Al Concistoro, ha riferito il portavoce vaticano, hanno partecipato 86 cardinali e patriarchi, oltre al cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, la cui relazione di base è stata «molto ricca e apprezzata», mons. Mamberti e mons. Becciu, in rappresentanza della segreteria di Stato. Tra i 25 e i 30 gli interventi per due ore di dibattito: tutti e 6 i patriarchi delle Chiese mediorientali, presenti al Sinodo, hanno preso la parola, manifestando innanzitutto «grande gratitudine per il Papa e i suoi frequenti interventi sul tema», nonché per il «vero sostegno e la partecipazione calorosa» delle altre Chiese alla loro situazione. I patriarchi hanno «passato in rassegna la situazione dei loro rispettivi Paesi», ha riferito il portavoce vaticano.

Iraq, Siria, Egitto, Terra Santa, Giordania, Libano: questi alcuni Paesi che hanno fatto sentire la loro voce in Aula del Sinodo. In generale, sono stati ribaditi alcuni principi: «L’esigenza della pace e della riconciliazione in Medio Oriente, la difesa della libertà religiosa, il sostegno alle comunità locali, la grande importanza dell’educazione per creare nuove generazioni capaci di dialogare tra loro, il ruolo della comunità internazionale». Il Medio Oriente, in altre parole, ha un bisogno urgente di ridefinire il proprio futuro: a partire dall’importanza di Gerusalemme come «capitale della fede» per le tre grandi religioni monoteiste e dalla necessità di arrivare a una soluzione dei conflitti israelo-palestinese e siriano. Di fronte alle violenze perpetrate dall’Is, è stato ribadito che «non si può uccidere in nome di Dio». In particolare, è stata evidenziata l’esigenza che «ai cristiani siano riconosciuti tutti i diritti civili degli altri cittadini», soprattutto nei Paesi in cui attualmente la religione non è separata dallo Stato. Riguardo, inoltre, al sostegno per le comunità locali della regione, è stato ribadito che «un Medio Oriente senza cristiani sarebbe una grave perdita per tutti»: di qui la necessità di «incoraggiare i cristiani affinché restino in Medio Oriente» e che i profughi possano tornare alle loro case, anche attraverso apposite «zone di sicurezza».

«Quello dei viaggi del Papa è un tema sempre evocato, ma non c’è nulla di preciso, e certamente nulla di imminente, che riguarda la presenza di Papa Francesco in Medio Oriente». Con queste parole padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, durante il briefing di oggi relativo al Concistoro sul Medio Oriente, ha risposto alla domanda di un giornalista in merito a un possibile viaggio del Papa in Iraq.