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Corea: vescovi, «gli armamenti sono sempre un pericolo per la pace»

Gli armamenti, soprattutto quelli nucleari, sono sempre un pericolo per la pace. Il presidente dei vescovi coreani mons. Igino Kim Hee-jung, parla dei lanci missilistici che partono dalla Corea del Nord e in questa intervista al Sir lancia un messaggio di pace: «In qualsiasi situazione, noi non dobbiamo mai abbandonare il dialogo tra Nord e Sud». Il vescovo è appena ritornato da Roma dove ha incontrato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e Papa Francesco

«Mai abbandonare, in qualunque situazione, la via del dialogo». È un messaggio di pace e di riconciliazione quello che l’arcivescovo di Gwangju, mons. Igino Kim Hee-jung, presidente della Conferenza episcopale della Corea, lancia a nome della Chiesa cattolica che rappresenta, alla Corea. Nei giorni scorsi Corea e Santa Sede hanno celebrato i 70 anni dall’avvio del processo di istituzione delle relazioni diplomatiche e per l’occasione il neopresidente coreano Moon Jae-in ha chiesto all’arcivescovo Igino Kim Hee-Jung, di rappresentare l’intera nazione coreana e d’incontrare il Santo Padre per celebrare questo anniversario.

Eccellenza, la Corea del Nord non cessa di fare esperimenti di lanci missilistici. L’ultimo, lanciato il 28 maggio, ha percorso 450 chilometri e pare sia caduto nel Mar del Giappone. Come si spiegano questi lanci?

«Sono almeno due i motivi che spiegherebbero anche l’ultimo missile lanciato: una dimostrazione di forza e una sfida alle nazioni potenti».

E quanto è reale una minaccia della pace?

«Anche il popolo della Corea del Nord desidera la pace. Gli armamenti, soprattutto quelli nucleari, sono sempre un pericolo per la pace».

Lei ha incontrato per 45 minuti di colloquio il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Che cosa vi siete detti? È vero che la Corea del Sud con il suo nuovo presidente ha chiesto un aiuto alla Santa Sede per favorire una normalizzazione dei rapporti con Pyongyang?

«Ho spiegato la situazione della penisola coreana tra Nord e Sud della Corea. Il nostro nuovo presidente ha chiesto una preghiera alla Santa Sede per favorire una normalizzazione dei rapporti con Pyongyang».

Lei ha poi incontrato per 10 minuti Papa Francesco. Cosa le ha detto il Santo Padre?

«Il Santo Padre ha detto di pregare per la pace della penisola coreana».

Nell’agosto 2014 Papa Francesco ha visitato la Corea. Quale eredità ha lasciato al Paese?

«Papa Francesco ha lasciato un messaggio molto forte che la Chiesa cattolica della Corea ha accolto e sta cercando di mettere in pratica. È l’invito a prendersi cura più dinamicamente della fascia delle persone più deboli socialmente e meno privilegiate che, nonostante il progresso economico e tecnologico, ci sono nel nostro Paese».

La situazione umanitaria in Corea del Nord non è facile. Quali sono le necessità?

«Sono necessari dialogo e collaborazione umanitaria».

E cosa sta facendo la Chiesa cattolica?

«Noi collaboriamo sul piano umanitario attraverso le nostre istituzioni caritative quando ciò è richiesto ed è permesso dai governi della Corea del Nord e della Corea del Sud».

È possibile aiutare? O anche i confini della solidarietà sono chiusi?

«Sì, è possibile, con il permesso dei Governi della Corea del Nord e della Corea del Sud».

Cosa concretamente si sta pensando di fare?

«Noi possiamo fornire generi alimentari e medicine, se i nord coreani lo chiedono».

C’è una nuova speranza oggi in Corea del Sud con la nomina del presidente Moon Jae-in. Quali vie di dialogo oggi si possono aprire con Pyongyang?

«In qualsiasi situazione, noi non dobbiamo mai abbandonare il dialogo tra Nord e Sud. Ambedue le parti, la Corea del Nord e la Corea del Sud, devono continuare a mantenere il rapporto attraverso il dialogo, la negoziazione e lo scambio dell’aiuto umanitario. Perché solo il dialogo e la negoziazione sono la via da percorrere per evitare il rischio della guerra. Il nuovo presidente della Corea del Sud, fin dalle sue prime dichiarazioni, ha affermato che cercherà anzitutto il dialogo. E per questo è anche disponibile, se ci saranno le condizioni giuste, ad andare in visita in Corea del Nord».