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Crisi ucraina: al via tavolo di unità nazionale. Presenti anche le Chiese

Per la prima volta nella storia dell'Ucraina si è tenuto ieri, nel Parlamento di Kiev, un tavolo di unità nazionale al quale hanno partecipato i leader religiosi delle principali confessioni, il primo ministro e i membri del governo, i leader dei partiti politici, i deputati e i rappresentanti del governo locale, scienziati, personalità della cultura e del mondo civile.

Lo scopo del Tavolo è lanciare una riflessione su come far tacere le armi, promuovere il dialogo ed evitare il collasso del Paese. Alla riunione non ha preso parte nessun rappresentante dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk. Tutti i partecipanti hanno concordato di recarsi, per un secondo incontro sabato prossimo, proprio nell’Est separatista. Nell’aprire i lavori, il presidente della Verkhovna Rada Oleksandr Turchynov ha detto: «Il governo è pronto a negoziare con coloro che agiscono nel quadro della Costituzione e della legislazione». Il presidente Turchynov ha sottolineato che la priorità per il governo non è solo il ripristino delle istituzioni di potere dello Stato, ma lo sviluppo di «una società democratica e di uno Stato europeo dove tutti i cittadini potranno vivere bene indipendentemente dal loro luogo di residenza, lingua o religione».

Turchynov ha detto che il processo di stabilizzazione del Paese sarebbe stato più «sicuro e rapido» se non ci fosse stata «l’aggressione militare cinica e insidiosa della Federazione russa», informando che l’occupazione della Crimea ha causato perdite per l’Ucraina, pari a più di 100 miliardi di dollari. Il Presidente ha espresso gratitudine ai partecipanti della riunione. E ha detto: «Siamo aperti al dialogo. Siamo pronti ad ascoltare tutti». Edha garantito che «sia il Parlamento che il governo sono pronti ad avviare i cambiamenti nel sistema di governo, in particolare nel quadro del rafforzamento dell’autorità del governo locale. Stiamo parlando di un vero decentramento del governo per tutte le regioni». Ma tutti i processi – ha ribadito il presidente Turchynov – devono svolgersi all’interno della Costituzione. «Coloro che cercano di fare la guerra contro il proprio paese con le armi e dettando la volontà di un altro paese riceveranno una risposta adeguata ai sensi della normativa vigente e della Costituzione. Saranno responsabili alla legge».