Mondo

Dalle Chiese cristiane un grido di pace per la Siria martoriata

Forte la condanna del Consiglio mondiale all'uso delle armi chimiche nel conflitto siriano e urgente l'appello alle Nazioni Unite perché «adempia alla sua responsabilità di proteggere il popolo siriano da gravi violazioni dei diritti umani». Un no all'intervento Nato dal metropolita Hilarion del Patriarcato di Mosca. «L'œuvre d'Orient» ha lanciato una raccolta fondi.

Nel giorno in cui il mondo sta con il fiato sospeso in attesa di capire se e quando gli Stati Uniti decideranno di intervenire militarmente contro la Siria, le Chiese cristiane levano la loro voce perché intervengano le Nazioni Unite, si avvii un’azione investigativa sul posto e soprattutto si attivino tutti i mezzi politici e negoziali possibili per trovare una soluzione pacifica che metta finalmente la parola fine alla guerra siriana e al calvario di un popolo. Papa Francesco dunque non è solo: dopo il suo accorato appello per la pace in Siria lanciato domenica scorsa all’Angelus, fanno eco in questi giorni gli organismi e i responsabili delle Chiese cristiane.

Intervenga l’Onu. È forte la condanna del Consiglio mondiale delle Chiese all’uso delle armi chimiche nel conflitto siriano e urgente l’appello alle Nazioni Unite perché «adempia alla sua responsabilità di proteggere il popolo siriano da gravi violazioni dei diritti umani». il segretario generale del Wcc Olav Fykse Tveit – organismo che coordina 345 chiese membro, tra cui anche le Chiese siriane (i patriarcati di Antiochia greco-ortodosso e siro-ortodosso) – a scendere in campo. «Non importa chi c’è dietro questo attacco – dice dagli uffici di Ginevra -, è assolutamente inconcepibile che armi chimiche possano aver trovato la loro strada nel conflitto in Siria». «Come Consiglio mondiale delle Chiese, tra cui le chiese in Siria che hanno sofferto molto durante la guerra, noi condanniamo l’uso di armi chimiche, in ogni caso e da entrambe le parti. Non ci sono scuse». «Questi ultimi giorni – prosegue Tveit – hanno dimostrato ancora una volta la brutalità di questa guerra, in cui persone innocenti stanno pagando un prezzo insostenibile». Il consiglio mondiale delle Chiese ricorda che quasi 1.300 persone sono morte il 21 agosto, a Ghouta, un sobborgo della capitale siriana, Damasco, a causa di quello che sembra essere stato un attacco di gas. Ma i morti del conflitto siriano sono già diventati più di 100mila mentre 1,7 milioni di persone hanno lasciato da profughi la Siria e 1,5 milioni sono sfollati all’interno del Paese. La metà di questi profughi e sfollati – ricorda sempre il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese – sono di età inferiore ai 18 anni. Per non contare poi le persone scomparse e rapite, tra cui due vescovi, monsignor Mar Gregorios Yohanna Ibrahim dalla Chiesa siro-ortodossa e l’arcivescovo Paolo Yazigi dalla Chiesa greco-ortodossa, e tre sacerdoti, l’ultimo dei quali il padre gesuita Paolo Dall’Oglio. Tveit si appella pertanto alle Nazioni Unite affinché svolga al più presto «un’indagine approfondita e imparziale» sull’attacco di gas. Altrettanto importante, aggiunge , è che gli Stati membri dell’Onu, e la comunità internazionale «cooperino mettendo in atto ogni mezzo politico e negoziale per trovare una soluzione pacifica a questo conflitto».

No all’intervento militare in Siria. Ieri il Patriarcato di Mosca, ha anticipato stralci – anche in lingua italiana – di un’intervista che il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa russa, ha rilasciato all’agenzia AsiaNews, in cui ha fortemente condannato un possibile intervento militare Nato in Siria. «Sono fortemente preoccupato per questi piani di un intervento militare in Siria – ha detto il metropolita. – Ancora una volta, come nel caso dell’Iraq, gli Stati Uniti si comportano da giustizieri internazionali, in maniera assolutamente unilaterale, senza alcun avallo delle Nazioni Unite, vogliono decidere loro il destino di tutto un paese con milioni di abitanti. Ancora una volta migliaia di vittime saranno sacrificate sull’altare di una immaginaria democrazia. E nessuno si preoccupa della sorte dei cristiani che rischiano di diventare gli ostaggi principali della situazione e le principali vittime delle forze estremiste radicali, che con l’aiuto degli Stati Uniti andranno al potere. Ritengo che la comunità internazionale debba fare di tutto per evitare che gli avvenimenti possano avere un tale sviluppo».

Solidarietà e preghiera. «Non abbandoniamo i cristiani di Siria al loro destino», è invece il «grido» di monsignor Pascal Gollnisch, direttore generale de «L’œuvre d’Orient», che lancia un appello ai cristiani di Francia ad andare in aiuto ai loro fratelli in Siria. Il bilancio stilato da L’œuvre d’Orient è talmente «catastrofico» che monsignor Gollnisch, non esita a dire: «I nostri fratelli vivono l’apocalisse». Associazione laica fondata nel 1856 a favore dei cristiani del Medio Oriente, «L’œuvre d’Orient», lancia anche una raccolta di fondi alla luce anche della drammatica situazione economica in cui si trovano i siriani e le comunità religiose presenti nel paese ed un invito alla preghiera «in queste ore in cui verranno prese decisioni importanti a livello internazionale, tra cui anche l’eventualità di un intervento armato in Siria».