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Egitto: padre Faltas, «Preghiamo e lavoriamo per la pace»

Duro colpo all'opposizione in Egitto. Nella notte, la polizia ha arrestato Mohammed Badie, il leader dei Fratelli Musulmani. Un appello a unirsi tutti «in un’unica preghiera per la popolazione egiziana, affinché cessi immediatamente la violenza tra egiziano contro egiziano”. Lo ha lanciato fr. Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa. «Eravamo preparati a possibili rivendicazioni ma non potevamo immaginare tanta crudeltà» dichiara il vescovo copto cattolico di Assiut, monsignor Kyrillos William Samaan

Duro colpo all’opposizione in Egitto. Nella notte, la polizia ha arrestato Mohammed Badie, il leader dei Fratelli Musulmani. La cattura del leader della Fratellanza – a quanto dice la tv di Stato egiziana – sarebbe avvenuta in un appartamento di Nasr City, quartiere nordoccidentale del Cairo, dove venerdì 14 agosto si sono concentrate la maggior parte delle vittime della repressione, quando l’esercito ha deciso lo sgombero degli accampamenti di Rabaa e Nahda. Nel blitz che ha portato alla cattura della guida dei Fratelli musulmani, è stato arrestato anche il portavoce dell’Alleanza delle formazioni pro-Morsi, Youssef Talaat.

Un appello a unirsi tutti «in un’unica preghiera per la popolazione egiziana, affinché cessi immediatamente la violenza tra egiziano contro egiziano». Lo ha lanciato fr. Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa. «Moltissime vite innocenti hanno pagato con la loro vita – denuncia fr. Faltas – questa assurda violenza che conduce solo a un vicolo chiuso». C’è «un accanimento contro i cristiani, dopo l’inizio della Primavera Araba, dove sembrava che dalla stessa piazza Tahrir nascessero semi di speranza per un nuovo futuro dell’Egitto». Oggi questi semi «sono stati sostituiti dalla violenza, dal clima di persecuzione che si è intensificato nei confronti dei cristiani». «Nel mio ultimo viaggio in Egitto – racconta fr. Faltas – ho ascoltato tante testimonianze di famiglie che non vedono una via d’uscita e non intravedono un futuro per i propri figli e per le nuove generazioni egiziane. Ho parlato a lungo con tanti amici che ho avuto occasione d’incontrare ad Alessandria, ho percepito la loro paura e la loro tensione per il futuro. Alcuni direttori scolastici mi hanno confermato che più di trecentomila persone sono emigrate, e il numero degli allievi è diminuito notevolmente. Molti imprenditori sono veramente disperati, per poter lavorare sono costretti a pagare delle tangenti elevate, perché rischiano di perdere tutto o di subire pesanti ritorsioni».

«In Egitto – ricorda fr. Faltas – vivono quasi 15 milioni di copti, che hanno contribuito ad aprire il Paese all’occidentalizzazione e al rispetto della libertà religiosa e della vita umana. In fondo se l’Egitto è un po’ moderno lo si deve alla Chiesa copta, senza di essa il paese vivrebbe nell’oscurantismo». Ancora una volta «in Egitto, assistiamo inerti a una guerra interna, dove si è scatenata una crudeltà dell’uomo sull’uomo, dove tanti uomini si massacrano fra loro senza conoscersi, nell’interesse di poche persone che si conoscono fra loro ma non si massacrano tra di loro». Poi un pensiero a San Francesco che, durante il periodo delle crociate, intraprese un lungo viaggio come ambasciatore di dialogo e di pace, per incontrare il sultano d’Egitto. «Questo gesto di San Francesco – chiarisce – è stato la testimonianza del rispetto e del dialogo tra culture differenti». Di qui l’appello: «Dobbiamo rimanere uniti nella preghiera affinché questa strada tracciata secoli fa, in tempi non diversi dalla situazione attuale, aiuti e sostenga l’Egitto, a ritrovare la via del dialogo e della pace, fondata sul rispetto e la dignità di ogni uomo, sull’uguaglianza, la giustizia e la garanzia della libertà religiosa. Dobbiamo pregare e lavorare affinché sia ristabilita immediatamente la pace perché la guerra genera il suicidio dell‘umanità, perché uccide il cuore e uccide l‘amore».

«Eravamo preparati a possibili rivendicazioni ma non potevamo immaginare tanta crudeltà». Lo dichiara – secondo quanto riporta Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) – il vescovo copto cattolico di Assiut, monsignor Kyrillos William Samaan, ricordando tuttavia i tanti musulmani che hanno cercato di proteggere i cristiani e i loro luoghi di preghiera fino a formare delle catene umane intorno alle chiese.

Il presule critica invece aspramente i governi occidentali per non aver riconosciuto la gravità delle violenze messe in atto dai Fratelli musulmani. «Ho sentito parlare del diritto a manifestare: è giusto, devono essere liberi di protestare, ma senza ricorrere alle armi. Credo – afferma – che l’Occidente non si renda conto di quanto stia effettivamente accadendo. La realtà è che siamo stati attaccati da un gruppo di terroristi armati». Stando a quanto dichiarato ieri ad Acs dal vescovo copto cattolico di Assiut, sarebbero circa 80 le chiese bruciate o danneggiate insieme a diversi conventi, scuole, abitazioni e negozi cristiani. Molti attacchi hanno avuto luogo nell’Alto Egitto, nelle città di Minya, Assiut, Fayoum, Beni Suef, Luxor e Sohag, dove un cristiano sarebbe stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. Non sono mancati però episodi anche a Giza, Cairo, Suez e Alexandria.

«Sto piangendo per tutta questa umanità semplice, musulmani e cristiani, che risiede nei villaggi della zona che non ha niente perché le scorte alimentari stanno finendo e la gente ha paura di uscire di casa. Anche chi è benestante non può comprare il cibo perché tutti gli esercizi commerciali sono chiusi. Vorrei recarmi da loro per aiutarli ma non posso perché anch’io sono segregato in casa» dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Youhannes Zakaria, Vescovo copto cattolico di Luxor, che venerdì 16 agosto (il giorno delle manifestazioni indette dai Fratelli Musulmani per protestare per la destituzione del Presidente Morsi) ha subito un tentativo di aggressione.«I manifestanti pro Morsi dopo essere stati cacciati via dal centro di Luxor, sono arrivati sotto il Vescovado gridando “morte ai cristiani”. Per fortuna la polizia è arrivata in tempo a salvarci. Ora polizia ed esercito stanno presidiando la casa con due mezzi blindati» racconta il Vescovo.

«A Luxor la situazione è critica anche se non come nel Basso Egitto (Minya, Assiut) o al Cairo. Comunque anche qua ci sono stati disordini nel corso dei quali diverse case di cristiani sono state bruciate. Dieci giorni fa, inoltre, in un villaggio qui vicino sono stati uccisi 5 cristiani e un musulmano” dice Mons. Zakaria. “Per motivi di sicurezza abbiamo cancellato le celebrazioni dell’Assunta, che qui si festeggia il 22 agosto e non il 15. Ognuno è chiusa nella propria casa. Io sono rinchiuso nel Vescovado da circa 20 giorni. Le forze di sicurezza mi hanno consigliato di non uscire» aggiunge Mons. Zakaria. Secondo il Vescovo la campagna contro i cristiani inscenata dai sostenitori della Fratellanza Musulmana nasce dal fatto che «loro pensano che i cristiani siano la causa della caduta di Morsi”.

«È vero- aggiunge- che i cristiani hanno partecipato alle dimostrazioni contro Morsi, ma erano 30 milioni gli egiziani, la maggior parte dei quali musulmani, scesi in piazza contro il deposto Presidente. Attaccando i cristiani vogliono gettare l’Egitto nel caos».  Mons. Zakaria aggiorna le cifre sulle distruzioni subite dalle diverse confessioni cristiane negli ultimi giorni. «Sono state bruciate più di 80 chiese e diverse scuole cristiane. Ricordo che in Egitto la Chiesa cattolica gestisce da Alessandria fino ad Assuan più di 200 scuole dove alunni cristiani e musulmani siedono gli uni accanto agli altri». 

«Faccio mio l’appello di Papa Francesco perché si preghi per la pace in Egitto. Solo con il dialogo e con il rispetto reciproco si potrà uscire da questa drammatica situazione» conclude il Vescovo.