Mondo

Egitto, sangue sulla Domenica delle Palme: due attentati contro i Copti

Il bilancio, ancora provvisorio, parla di 43 morti e oltre 120 feriti. Due terribili esplosioni, rivendicate dall'Isis, hanno insanguinato ieri le celebrazioni della Domenica delle Palme in due chiese copte a Il Cairo e ad Alessandria d'Egitto. Il vescovo copto-cattolico di Guizeh: «Attentato contro l'unità del Paese. Ma il viaggio del Papa non è a rischio».

Sangue sulla Domenica delle Palme in Egitto. Due terribili esplosioni, nel giro di due ore, hanno profondamente scosso la comunità copta ortodossa dell’Egitto: la prima, attorno alle 10, è avvenuta nella chiesa di san Giorgio a Tanta, a nord del Cairo. La seconda nella cattedrale di san Marco ad Alessandria (sede del Patriarcato copto ortodosso), sulla costa mediterranea del Paese proprio mentre papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copta ortodossa, celebrava la Messa.

Entrambi gli attentati sono stati rivendicati dall’Is attraverso il proprio organo di propaganda Amaq. Il bilancio delle vittime nella chiesa di san Giorgio a Tanta parla di 27 persone uccise e di 78 feriti. Pare che un ordigno fosse piazzato all’interno dell’edificio.

Qualche ora dopo, un’esplosione è avvenuta davanti alla cattedrale di san Marco ad Alessandria, provocando 16 morti e 41 feriti. La deflagrazione sarebbe stata provocata da un kamikaze che si è fatto esplodere tra la folla, mentre all’interno dell’edificio era in corso la Divina Liturgia della Domenica delle Palme celebrata dal patriarca Tawadros II, come ha confermato alla televisione Ontv il segretario Angelious Izhaq, precisando che Tawadros è incolume e sta bene. La televisione nazionale egiziana ha trasmesso un filmato, ripreso dalle telecamere di sicurezza della chiesa, che mostra un uomo con un maglione blu appeso sulle spalle, che cerca di entrare nella cattedrale. Lo fanno passare attraverso un metal detector. L’uomo entra nel rivelatore brevemente, fa un passo indietro e a quel punto lo schermo viene oscurato dal fumo. Il presidente egiziano ha decretato tre giorni di lutto nazionale.

«È un dramma. Davanti a fatti del genere non ci sono altre parole. Solo preghiera e speranza». Con voce rotta dall’emozione a parlare è mons. Adel Zaki, vicario apostolico di Alessandria d’Egitto per i cattolici di rito latino. Al Sir commenta così il doppio attentato, rivendicato dall’Isis, di ieri. Di attentato «contro l’unità del Paese, contro i cristiani per ricordare loro che non hanno diritti e contro tutta la minoranza cristiana del Paese che attende con ansia Papa Francesco», parla invece mons. Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh. «Colpire i cristiani – dice al Sir – garantisce ai terroristi una grande risonanza mediatica, più che colpire esercito o polizia sulla frontiera del Sinai. Basta ricordare quanti cristiani sono stati uccisi, anche recentemente, in questa penisola». «Hanno colpito in uno dei giorni in cui maggiore è l’affluenza in chiesa – aggiunge mons. Mina, che è stato il rappresentante della Chiesa copto-cattolica all’interno della Costituente che ha redatto il nuovo testo della Costituzione egiziana approvata con un referendum nel gennaio 2014 – quindi è drammaticamente chiara l’intenzionalità di compiere una strage. Hanno colpito a tre settimane dall’arrivo di Papa Francesco in Egitto inviando un messaggio di morte al popolo egiziano e, in particolare, alla sua componente cristiana».

«Si tratta di un attentato all’unità del Paese – afferma ancora il vescovo copto-cattolico -. Sono decenni che, come Chiesa, avvertiamo dei rischi che la diffusione del fanatismo e dell’estremismo religioso porta con sé. Ci sono tantissimi giovani che subiscono dei veri e propri lavaggi del cervello ad opera di correnti fondamentaliste islamiche. Ora le autorità politiche e religiose devono rimediare a questa situazione per evitare che fatti del genere possano di nuovo accadere».

Circa il viaggio di Papa Francesco in Egitto, previsto il 28 e 29 aprile prossimi, mons. Mina si dice convinto che «non sia a rischio. Le misure di sicurezza saranno altissime e sono certo che tutto avverrà senza alcun problema». Ma prima del Papa i cristiani sono chiamati a celebrare la Pasqua, «che è di tutti i cristiani quest’anno: avrà più che mai il sapore del sangue e l’amaro della tristezza – rimarca il presule -. Tante famiglie dopo i due attentati di ieri piangeranno i loro martiri. Nonostante ciò, non perderemo mai la speranza. Questi gesti efferati ci rendono più saldi nella fede e più forti. Non siamo sconfitti. Celebreremo la Pasqua e affideremo alla visita di Papa Francesco la crescita della nostra Chiesa che piange altri martiri. Il Papa ci ha chiesto di pregare perché Dio converta il cuore dei terroristi e per la pace. I cristiani di Egitto sono combattenti della speranza». Quello di ieri è il secondo attacco terrorista a una chiesa copta negli ultimi mesi. Lo scorso 11 dicembre un attacco suicida nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, vicino alla cattedrale copta di san Marco al Cairo, provocò 28 morti e più di 40 feriti. I cristiani copti sono circa il 10% della popolazione egiziana e sono vittime di violenze e assassinii da parte di milizie jihadiste attive nel Sinai e di gruppi dei Fratelli musulmani, che dopo la cacciata del loro leader Mohamed Morsi, hanno assaltato chiese, case e negozi di proprietà di cristiani.