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Francia: vescovi, presentata oggi dichiarazione su fine vita

Con un appello alla «fraternità» verso le persone più vulnerabili si conclude la Dichiarazione sul fine vita presentata oggi a Parigi dal pool di esperti promosso dalla Conferenza episcopale francese e guidato dall'arcivescovo di Rennes monsignor Pierre d'Ornellas.

Il testo – suddiviso in cinque paragrafi – è stato presentato alla vigilia del dibattito sul fine vita che comincerà domani in Assemblea Nazionale dopo tre anni di discussione e la presentazione a fine 2014 di un Rapporto finale stilato dai deputati Claeys e Leonetti. Nel rapporto i due deputati chiedono una revisione dell’attuale legge che regola dal 2005 l’eutanasia in Francia e l’introduzione del diritto dei pazienti «a una sedazione profonda e continua» in caso di malattia giudicata incurabile e «con prognosi infausta a breve termine». «La lunga marcia verso la piena cittadinanza, compresa fino all’ultimo momento della vita – scrivono gli esperti dei vescovi francesi – non si realizza rivendicando nuovi diritti: è indispensabile sviluppare una cultura di cura mettendo in luce e in opera la solidarietà e la fraternità. Se la cittadinanza richiede parità di accesso per tutti alle cure palliative, esige anche la fraternità che dà senso all’accompagnamento e al dovere di rispettare il diritto delle persone vulnerabili».

Gli esperti della Conferenza episcopale lanciano nella dichiarazione un «grido d’allarme» sullo stato della medicina palliativa e dei trattamenti nel Paese e parlano in questo senso di «una causa nazionale prioritaria». «Rispondere in modo insufficiente a questa urgenza – si legge nel testo – è rendersi complici del male di morire attuale in Francia ed è anche favorire le domande sempre dolorose di eutanasia». Il testo si sofferma poi sui diversi aspetti del fine vita. Secondo gli esperti della Cef, il diritto alla sedazione «profonda e continua», «se votato e promulgato rischia di contribuire a una strumentalizzazione del medico al servizio della volontà del paziente e a una forma di deresponsabilizzazione». Riguardo invece alle direttive anticipate, gli esperti ritengono «necessario chiarire le condizioni» in cui sono state redatte dal paziente «nel rispetto della libertà». Il paragrafo 4 si sofferma invece sulla limitazione e l’arresto dei trattamenti e, cioè, l’alimentazione e l’idratazione. A questo riguardo, gli esperti in bioetica avvertono: «La constatazione di uno stato irreversibile non è sufficiente per qualificare una cura irragionevole né per definire inutile una vita umana». In ogni caso, «non esiste un criterio medico che giustificherebbe a priori e in modo automatico» l’arresto dei trattamenti. «Ogni decisione deve essere presa caso per caso».