Mondo

Gaza: Abusahlia (Caritas), «prigione a cielo aperto. Popolo merita di vivere»

«Traumatizzato dal livello di miseria visto a Gaza. Tutta la Striscia continua a essere una prigione a cielo aperto, chiusa dal mare, dall'embargo di Israele e adesso anche dall'Egitto». Così padre Raed Abusahlia, Direttore generale di Caritas Jerusalem, commenta a Fides la situazione di Gaza al termine di una missione appena compiuta da una delegazione della Caritas locale.

Padre Abusahlia parla della Striscia, governata dagli islamisti di Hamas, dove «l’embargo imposto da Israele stritola la popolazione, che per quasi un terzo vive sotto la soglia di povertà. Adesso anche le gallerie sotterranee che collegavano il territorio all’Egitto – dove passava merce di ogni tipo, che diventava fonte di reddito anche per le casse di Hamas – sono state quasi tutte ostruite su input del governo egiziano, che tiene di fatto chiuso anche il valico di Rafah».

Drammatiche le condizioni igieniche e ambientali: «le coste di Gaza – afferma il sacerdote – rappresentano già adesso un disastro ecologico: tutti gli scarichi finiscono a mare, l‘acqua è nera e emana un odore nauseabondo, i pesci sono tutti morti e i pescatori non possono andare a pescare in mare aperto per l’embargo. Manca la benzina, l‘elettricità va via per ore e ore creando situazioni di emergenza negli ospedali».

Per fare fronte all’emergenza sanitaria la delegazione Caritas ha consegnato al ministero locale della Sanità un quantitativo ingente di medicinali rari affinché siano distribuiti nelle strutture sanitarie locali. Nel corso della visita la delegazione Caritas ha preso atto del controllo sociale esercitato sulla popolazione dalla leadership politica islamista da 7 anni al potere. «Girando per le strade – nota padre Abusahlia – sorge spontanea la domanda: questo è lo Stato di Palestina o l’emirato di Gaza? Da palestinese mi auguro che la divisione finisca al più presto. E soprattutto che siano tolti tutti gli embarghi. Questo popolo merita di vivere».