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Gaza: Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani, «ignorate regole uso della forza»

Ruper Colville, portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani condanna con fermezza le «terribili e mortali violenze» di ieri a Gaza e l'uso sproporzionato della forza da parte dell'esercito israeliano che ha duramente represso le proteste e le violenze palestinesi.

Una dura condanna delle «terribili e mortali violenze» di ieri a Gaza, è stata espressa oggi da Ruper Colville, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani che, nel fornire il bilancio degli scontri di ieri, «59 palestinesi uccisi e 1.360 feriti con proiettili veri dalle Forze di sicurezza israeliane», denuncia che Israele «impedisce ai dimostranti feriti di uscire da Gaza per farsi curare» e che «le regole sull’uso della forza secondo il diritto internazionale, ripetute molte volte, sembrano essere state ignorate. Sembra che chiunque possa essere ucciso o ferito a colpi di arma da fuoco: donne, bambini, addetti stampa, primi soccorritori, e a qualsiasi distanza fino a 700 m dalla recinzione». Agli attacchi dei manifestanti palestinesi, afferma il portavoce, portati lanciando pietre e bottiglie molotov i soldati israeliani hanno risposto «con gas lacrimogeni, proiettili di plastica e vari tipi di munizioni vere, alcune capaci di provocare ferite orribili e invalidità permanenti».

Dall’Ufficio Onu si sottolinea che «la forza letale può essere utilizzata solo come ultimo ripiego, e solo quando c’è una minaccia immediata di morte o di una lesione grave. Un tentativo di avvicinarsi, attraversare o danneggiare la recinzione non costituisce una minaccia di morte o di lesioni gravi e dunque non sono motivi sufficienti per usare munizioni vere. Questo è anche il caso di pietre e bombe molotov lanciate da lontano verso le forze di sicurezza protette da postazioni di difesa».

Il portavoce Colville chiede infine indagini indipendenti e trasparenti in tutti i casi di decesso e lesioni dal 30 marzo, a partire da tale giorno, infatti, «112 palestinesi, inclusi 14 bambini, sono stati uccisi e migliaia feriti». «Siamo estremamente preoccupati per quello che potrebbe accadere oggi e nelle prossime settimane» conclude il portavoce che invoca la «massima moderazione».