Mondo

Gaza, Beck (Msf): distruzione sconcertante, ci vorranno anni per ricostruire

A Gaza "il livello di distruzione è sconcertante. Intere strade sono ridotte a cumuli di macerie”. “Ci vorranno anni a ricostruire tutto”. A parlare è Michele Beck, coordinatore medico di Medici senza frontiere, che ha approfittato della tregua per andare a nord della Striscia di Gaza, seriamente danneggiata durante la guerra.

“Ieri (13 agosto, ndr) con la tregua siamo riusciti ad andare a Beit Hanoun e Shujayah, piccole città vicine a Erez, valico di frontiera con Israele – racconta -. Non è proprio la stessa cosa vedere un filmato di distruzione e averlo davanti a te, vedere con i tuoi occhi la gente che cerca tra le macerie cuscini, coperte…cercano di tirare fuori dai detriti quello che possono ma in pratica non riescono a recuperare quasi nulla. Tra cumuli di macerie ovunque alcuni non riescono neanche a individuare dove fossero le loro case”.

A Beit Hanoun e Shujayah, “c‘erano molti palazzi, molti in periferia – prosegue -. Più ci si avvicina al confine, più è visibile l‘impatto dei bombardamenti e del fuoco dei carri armati. Queste erano zone dove l‘esercito israeliano aveva avvertito gli abitanti di evacuare. L‘ultimo palazzo è ridotto ad uno scheletro di pali che tengono in piedi pochi strati di cemento. La gente è seduta davanti a tale distruzione senza parole. Sono i più poveri che hanno perso tutto”.

A Beit Hanoun, dice il coordinatore medico di Medici senza frontiere, “le strade non sono che cumuli di macerie. Gli abitanti hanno scritto sugli striscioni o su pezzi di muro che ancora stanno in piedi ‘Qui avevo una gelateria’, ‘Qui avevo un autofficina’ ‘Se vuoi aiutare, chiama…’ Dopo il terremoto, ad Haiti avevo visto lo stesso livello di distruzione, ma qui non è stato causato da una calamità naturale”.

Anche l‘ospedale di Wafa, continua, “è stato bombardato. I muri di un centro per i bambini affetti dalla sindrome di Down hanno buchi ovunque. Al contrario, l‘ospedale Kamal Edwan non è stato colpito. Durante la guerra, è stato usato come centro medico avanzato. Hanno gestito ferite minori e trasferito i casi più importanti all‘ospedale Al Shifa a Gaza”. Msf ha donato soluti, compresse, guanti e materassi perché mancavano i letti. Ora si stanno curando i feriti del conflitto in aggiunta ai pazienti normali, con malattie croniche.

“I reparti sono sempre pieni e le famiglie di sfollati vanno a dormire li la notte – racconta -. Durante il giorno, gli sfollati approfittano del cessate il fuoco per recuperare tra le macerie delle loro case i loro oggetti personali. Altri sono ammassati negli appartamenti. La gente ci mostra le loro case, o meglio quello che è rimasto. E‘ straziante ma cosa possiamo fare? Ci vorranno anni per ricostruire tutto”.