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Gaza: Sansone (Oxfam), “rischio epidemie”

“Stiamo lavorando in condizioni sempre più difficili. Con l’escalation di attacchi in corso, siamo stati costretti a interrompere per il momento il sostegno che stavamo dando a quattro cliniche e ospedali. E la cosa peggiore è che la popolazione è in trappola e non c’è più un posto sicuro dove rifugiarsi”.

Riccardo Sansone, responsabile delle emergenze umanitarie di Oxfam Italia, lancia un nuovo allarma circa la situazione nella Striscia di Gaza, dove sono arrivati 450mila sfollati e mentre “continua il massacro di minori, con 253 vittime accertate tra i bambini”. Ora “esplode il rischio di epidemie tra la popolazione a causa dell’assenza di servizi igienici e della mancanza o contaminazione da liquami dell’acqua”. Oxfam, confederazione di ong che opera in realtà di emergenza umanitaria, sottolinea: “Il cessate il fuoco di 72 ore avrebbe permesso di far fronte alle tante emergenze che stanno colpendo la popolazione, se si pensa che all’ospedale di Al Shifa, che stiamo sostenendo, l’altro giorno è stato utilizzato lo stesso quantitativo di medicinali impiegato negli ultimi 15 giorni”. “L’atroce livello di distruzione è molto peggio di qualsiasi cosa vista nelle precedenti operazioni militari nell’area e la situazione sta peggiorando di ora per ora – continua Sansone -. Decine di migliaia di famiglie hanno abbandonato le proprie case, rimanendo intrappolate nella zona senza alcun posto sicuro dove andare. Stanno cercando rifugi in condizioni terribili e hanno molta paura a spostarsi. La risposta della comunità internazionale a tanta sofferenza è stata finora vergognosamente debole. Ogni giorno che passa sta mettendo molte più vite civili a rischio”. Oxfam, presente a Gaza con 34 operatori che si fanno direttamente carico di 97mila persone, “condanna il lancio di razzi che continuano a essere sparati da Gaza verso Israele, ma questo non giustifica l’uso sproporzionato della forza da parte di Israele, che ha ucciso tanti civili e distrutto gran parte di Gaza. Tutti i civili hanno il diritto di vivere in sicurezza: le operazioni militari non generano sicurezza per nessuno”.