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Grecia: Papamanolis (vescovi), «Voto di rabbia di un popolo che soffre»

«Un voto storico? Si vedrà. Con queste elezioni i greci hanno detto all'Ue che vogliono seguire una strada fatta non di austerità ma di solidarietà perché è sulla solidarietà che deve nascere la nuova Europa». Così monsignor Franghiskos Papamanolis, presidente della Conferenza episcopale greca, commenta al Sir i risultati della tornata elettorale di ieri, 25 gennaio, che ha visto prevalere, come ampiamente previsto, il partito di sinistra radicale Syriza guidato da Antonis Tsipras con 149 seggi, due in meno di quelli necessari per un governo a maggioranza assoluta.

«Un voto di rabbia» per l’arcivescovo, «espressione di un popolo frustrato, che soffre e che vedeva nel governo precedente, guidato da Samaras, nessun segno di sensibilità verso questa sofferenza. Il popolo ha scelto chi crede possa dargli un poco di speranza». Tsipras appunto.

«La gente non ce la fa più e questo voto ribadisce una voglia di cambiamento per lasciarsi dietro disperazione e crisi. E a uscirne con le ossa rotte sono stati i partiti tradizionali» come i conservatori di Nea Demokratia, del premier uscente Samaras, e i socialisti del Pasok. Ora il nuovo premier è atteso da scelte concrete, come, spiega mons. Papamanolis, «il taglio delle tasse, l’aumento dello stipendio minimo, la sanità gratuita per i più poveri». Ma come? Qui permane il dubbio. «Con quali soldi? Dove li troverà? Basterà non pagare i debiti, o cancellarli come ha detto Tsipras?», si chiede il presidente dei vescovi greci. A questa domanda nessuno ha mai risposto compiutamente. E per arrivare a questi risultati bisognerà lottare, non poco, contro una grande corruzione».