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I filippini in Italia scaldano la macchina della solidarietà

Padre Paulino Elmer Bumanglag, religioso verbita, coordinatore nazionale dei filippini in Italia della Fondazione Migrantes, fa il punto sulle iniziative messe in campo dalla comunità filippina che conta oltre 150mila persone, fra cui 120 preti diocescani e religiosi. In programma un incontro con gli ambasciatori delle Filippine e della Santa Sede per programmare le iniziative e far arrivare gli aiuti al vescovo di Tacloban.

Centinaia di volontari impegnati a preparare i pacchi di alimenti e altri generi di prima necessità da inviare alle persone colpite dal tifone Haiyan nelle isole Samar e Leyte nelle Filippine. È questa la scena in corso in questi giorni nella sede della Caritas-Nassa a Manila, che in collaborazione con il Crs (la Caritas Usa) ha già iniziato a distribuire aiuti, soprattutto tende, a 18mila famiglie sfollate. Il piano d’azione prevede di aiutare 100mila famiglie (500mila persone) con alloggi di emergenza e permanenti, acqua, cibo, attrezzature per la cucina, ecc. Il bilancio delle vittime, secondo il governo, è di 2.275 morti, una cifra molto ridimensionata rispetto alle 10mila annunciate inizialmente.

L’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) stima 9.8 milioni di persone coinvolte. Nel caos dell’emergenza si stanno verificando razzie di cibo, perfino uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine nel villaggio di Abucay e otto persone morte per il crollo di un muro durante il saccheggio di un magazzino di riso ad Alangalang, nell’isola di Leyte. A Tacloban molti feriti sono senza assistenza medica e sono stati portati presso l’aeroporto, dato che le strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte e le attrezzature mediche spazzate via dalla tempesta. Papa Francesco ha nuovamente lanciato un appello chiedendo di pregare e unire «le forze per aiutare i nostri fratelli e sorelle delle Filippine, colpiti dal tifone. Queste sono le vere battaglie da combattere. Per la vita! Mai per la morte!».

In Italia, oltre alle varie raccolte di Caritas, associazioni, ong, congregazioni religiose ed enti locali, anche la comunità filippina, oltre 150mila persone (con 120 preti diocesani e religiosi), si sta organizzando per inviare aiuti. Molti, soprattutto le religiose, hanno le famiglie nelle zone colpite dal tifone, ed hanno perso parenti e amici o non riescono ad avere notizie. In programma un incontro con gli ambasciatori delle Filippine e della Santa Sede per programmare le iniziative e far arrivare gli aiuti al vescovo di Tacloban, la città completamente rasa al suolo dal tifone. Le parrocchie dove si riuniscono i filippini che vivono in Italia (solo a Roma sono una cinquantina di comunità) organizzano pranzi e mercatini per raccogliere offerte. Ne abbiamo parlato con padre Paulino Elmer Bumanglag, religioso verbita e coordinatore nazionale dei filippini in Italia della Fondazione Migrantes, che segue a Vicenza una comunità di circa 800 persone.

Come vi state organizzando per inviare aiuti ai vostri connazionali nelle zone colpite dal tifone?

«A Vicenza abbiamo lanciato una raccolta fondi insieme al Comune e alla Caritas diocesana. Avvertiremo la Conferenza episcopale delle Filippine e manderemo aiuti alla Caritas e ai missionari verbiti in loco, con cui sono in contatto. Non credo che invieremo container perché sono troppo costosi. Manderemo denaro per acquistare lì il necessario».

Quali notizie dirette avete?

«I missionari verbiti ci dicono che il loro ospedale a Tacloban è in grande difficoltà, mentre i feriti continuano ad arrivare: sono senza cibo, acqua, medicine, non c’è ancora elettricità. E abbiamo saputo che un nostro confratello ha perso entrambi i genitori».

Qual è lo stato d’animo tra i filippini in Italia?

«Non abbiamo parole per descrivere questa terribile tragedia che ci angoscia enormemente. Molti di noi hanno avuto vittime tra i parenti. Il 70% delle suore filippine che vivono in Italia vengono da quelle zone. I danni sono stati incalcolabili. Abbiamo paura di epidemie e siamo molto preoccupati per le condizioni di vita dei superstiti. Nelle Filippine i tifoni sono molto frequenti e già si prevede l’arrivo di altri tre o quattro: come faranno? Molti indossano ancora lo stesso vestito del giorno della tragedia. Gli aiuti non riescono ad arrivare ovunque».

Gli italiani sono solidali?

«Ringraziamo Dio perché tanti nostri amici italiani stanno collaborando con noi attivamente, e organizzano iniziative per raccogliere fondi. Molte persone che incontriamo ci dimostrano solidarietà. Arrivano offerte generose. In ogni diocesi però ci si sta organizzando in maniera autonoma. Aspettiamo indicazioni dall’ambasciata delle Filippine in Italia per decidere se sia il caso di fare anche una iniziativa nazionale».