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Kenya: Corte suprema invalida per irregolarità le elezioni. Al voto tra 60 giorni

La Corte suprema del Kenya ha invalidato oggi per irregolarità le elezioni presidenziali che si sono tenute l’8 agosto e, di conseguenza, la conferma del capo di Stato Uhuru Kenyatta. Stando al verdetto, accolto con manifestazioni di gioia dai sostenitori di Raila Odinga, il candidato di opposizione che aveva presentato il ricorso, un nuovo scrutinio si dovrà tenere entro 60 giorni.

È una decisione storica, senza precedenti in Africa, che rafforza la fiducia nella magistratura e mette in discussione l’idea dei presidenti-intoccabili»: padre Daniel Mkado, direttore a Nairobi della rivista «The Seed», commenta per la Dire la sentenza della Corte suprema che ha invalidato per irregolarità le elezioni dell’8 agosto. Secondo padre Mkado, «il verdetto è giunto come una sorpresa perché i keniani pensavano che il capo dello Stato e il governo dovessero per definizione avere vantaggi».

Insieme con il voto dell’8 agosto, però, è stata invalidata la conferma del presidente Uhuru Kenyatta. «Una decisione storica» anche per Raila Odinga, l’ex primo ministro oggi leader dell’opposizione. «È il segno dell’indipendenza della magistratura, un passo nella direzione giusta che fa crescere la democrazia» riprende il direttore di «The Seed». Convinto, per altro, che l’incertezza legata a un secondo scrutinio da tenersi entro 60 giorni non sia affatto destinata a innescare disordini e violenze. «Al contrario» dice padre Mkado: «Ora potrà cominciare una fase nuova». Il riferimento è a un passato, anche recente, difficile: dopo la pubblicazione dei risultati dell’8 agosto le vittime degli scontri erano state 24; più di 1300, sullo sfondo di contrapposizioni e strumentalizzazioni anche a sfondo etnico, le persone uccise dopo le elezioni del 2007.

«Ci auguriamo che il Kenya dia una prova di maturità, in questo altro passaggio delicato»: è il commento di Guglielmo Micucci, direttore di Amref Italia. Amref – che ha il suo quartier generale a Nairobi – ha seguito sin da subito gli sviluppi delle elezioni con il timore che si potesse ripetere l’incubo delle elezioni del 2007, con gli oltre 1.000 morti.  «Ci auguriamo che questa decisione non accenda gli animi della popolazione», dice Micucci, direttore di Amref Italia: «Dopo le elezioni dell’8 agosto ci sono stati duri scontri, soprattutto in alcune aree remote e nelle baraccopoli. I nostri operatori – che si occupano di garantire la salute e i diritti umani – nelle aree meno servite sono rimasti sul campo per offrire alle comunità sostegno in ogni momento. Sono sicuro che continueremo a farlo in onore di un Paese che deve lasciarsi alle spalle pagine sanguinose e terribili della sua storia. Abbiamo subito aperto un filo diretto con i nostri operatori che ci stanno informando sugli sviluppi».