Mondo

La Francia ricorda il martirio di padre Jacques Hamel

Messa nella chiesa di Saint-Etienne, ad un anno dall'uccisione da parte di due terroristi dell'Isis. Mons. Lebrun (vescovo), «l’odio non ha trionfato e non trionferà». Le parole del presidente Macron all'inaugurazione di una stele in ricordo del sacerdote martire..

«L’odio non ha trionfato e non trionferà». Con queste parole pronunciate dal vescovo di Rouen mons. Dominique Lebrun, è cominciata alle 9 di questa mattina nella chiesa di Saint-Etienne a Saint-Etienne-du-Rouvray, la Messa in memoria di padre Jacques Hamel che un anno fa proprio in questa chiesa e nella stessa ora fu barbaramente ucciso da due giovani terroristi affiliati al sedicente Stato islamico mentre celebrava la Messa. Padre Hamel, ha detto il vescovo Lebrun, era un «un padre» ed oggi «è più che mai vivo».

A rendere omaggio all’anziano sacerdote è arrivato questa mattina a Rouen per la Messa anche il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Presenti con lui il primo ministro, parlamentari e autorità civili locali, tra cui Joachim Moyse, sindaco di Saint-Etienne-du-Rouvray, e Hubert Wulfranc, deputato de la Seine-Maritime.

Il vescovo Lebrun ha espresso la sua «gratitudine» per questa presenza e per «l’attenzione dello Stato e di tutta la popolazione al dramma che ha colpito la comunità cattolica». È presente anche il presidente del Consiglio del culto musulmano di Francia: «La vostra amicizia è importante per noi», ha detto il vescovo. Nel corso della Messa, dei fiori saranno posti da un bambino e da un adulto davanti alla Croce della processione, il cero pasquale, l’altare e la statua di Maria che sono state profanate dai terroristi..

«Padre Jacques Hamel parlava la lingua dell’amore. In questa chiesa il padre Jacques Hamel è stato ridotto al silenzio. Non parla più. Eppure, padre Hamel parla ancora. La sua vita e la sua morte parlano molto più di quello che avremmo potuto immaginare. La sua vita e la sua morte parlano. Ispirano e gridano anche. La sua vita e la sua morte si rivolgono ora a ciascuno di noi», ha detto mons. Dominique Lebrun nella omelia. Il vescovo non ha nascosto il dolore e lo choc vissuti quest’anno dalla comunità cattolica. «Nel corso di questo anno – ha detto – abbiamo gridato, quando immagini atroci tornavano alla mente. Abbiamo gridato e pianto il giorno e anche la notte. Abbiamo gridato perché abbiamo visto uccidere in nome di Dio, l’uomo diventare non umano e, come ha detto la mamma di uno dei due assassini, abbiamo gridato, come è possibile che Dio che ci ha creato, possa avere piacere nel vederci uccidere». In questo «clima» di dolore, padre Hamel continua a parlare «dolcemente con la sua discrezione, la sua perseveranza, la sua fedeltà, la sua generosità, la sua vita donata. La sua vita e la sua morte parlano quando ci appaiono i primi frutti» del suo martirio, «l’amicizia, la concordia, il dialogo, l’amore vincente ben al di là di quello che potevamo immaginare».

Durante la Messa, la piccola comunità di Saint-Etienne-du-Rouvray ha pregato per tutte le famiglie colpite dal terrorismo, per i leader politici perché si impegnino per «la pace dei popoli» per i credenti di tutte le religioni perché «intraprendono cammini di condivisione e di fraternità, e sappiano vincere il fanatismo e la cieca violenza», per i preti e i giovani chiamati al sacerdozio perché seguano l’esempio di padre Hamel. Al termine della Messa, il vescovo ha poi detto: «Padre Hamel continuerà a ispirarci non solo pensieri ma anche atti di perdono e di pace» .

L’omaggio di Macron. «Assassinando padre Hamel ai piedi dell’altare i due terroristi hanno creduto di seminare tra i cattolici di Francia la sete di vendetta e rappresaglia. Ed hanno fallito. Le mie prime parole saranno quindi per ringraziare la Chiesa di Francia, mons. Lebrun qui presente, i cattolici di Francia, le suore di San Vincenzo de’ Paoli e, in particolare, le suore che erano presenti quel giorno, coraggiose, i parrocchiani. Ringrazio tutti per aver trovato nelle loro fede e nella preghiera la forza del perdono». È cominciato così il discorso che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha pronunciato questa mattina alla inaugurazione di una «Stele repubblicana per la pace e la fraternità» che è stata istallata nel comune di Saint-Etienne-du-Rouvray in memoria di padre Jacques Hamel.

Il presidente Macron ha poi esteso il suo ringraziamento anche a tutti gli abitanti della piccola cittadina della Normandia per «aver donato a tutta la Francia lo stesso esempio, per aver rifiutato questa sete di vendetta e rappresaglia e aver scelto insieme fin dal primo momento di intraprendere un cammino di pace». In questo tempo «turbolento» della storia di Francia, un Paese messo alla prova dal terrorismo e anche da «persecuzione», c’è bisogno di «artigiani di pace». E «l’esempio di pacificazione che avete offerto alla Francia – ha aggiunto Macron – chiama tutta la nostra gratitudine. Questi assassini volevano seminare la paura nei francesi già fortemente provati dall’attentato del 14 luglio a Nizza, e grazie a voi, hanno fallito». Hanno ricordato a tutti i francesi che la Repubblica non è «il regno del relativismo» e che «al cuore delle nostre leggi, dei nostri codici, forgiata dalla nostra storia c’è una parte che non si negozia, una parte sulla quale non cediamo, una parte sacra: questa parte è ciò che ci rende umani, è l’amore, la speranza, il dono di sé, il gusto dell’altro. Di tutto questo padre Hamel è stato l’incarnazione». «Un anno fa – ha concluso Macron – avete dato questo esempio a tutta la Francia, e senza diminuire l’orrore vi dico, qui e oggi che il martirio di padre Hamel non è stato inutile. Il suo viatico sarà la forza del suo messaggio e della vostra dignità», spingere i francesi ad essere «ciascuno più fedele ancora a ciò che noi siamo, più fedele ancora a ciò che loro hanno voluto distruggere».