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Lettera Papa a cristiani Medio Oriente: in Iraq attendono la visita di Francesco

Da Gerusalemme a Damasco, fino a Baghdad è unanime il «grazie» a Papa Francesco per la lettera ai cristiani del Medio Oriente.

«Ringrazio il Pontefice per la sua vicinanza e il suo affetto verso i cristiani mediorientali. Il 2014 è stato un anno duro e difficile in Siria, in Iraq, a Gaza, per le sofferenze dei rifugiati e degli sfollati». È il commento, rilasciato al Sir del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, alla lettera del Papa ai cristiani in Medio Oriente, diffusa ieri. «Le parole del Santo Padre ci spingono verso quella assiduità alla preghiera e alla carità che erano tipiche della prima comunità di Gerusalemme e che oggi più che mai è il nostro programma pastorale», spiega il patriarca. «Mi ha colpito il tono del Pontefice che chiama i cristiani ‘lievito nella massa’ incoraggiandoli a perseverare nella fede e nella testimonianza. Apprezzo molto il suo coraggio nel condannare le brutalità dello Stato islamico e il commercio di armi. Qui in Medio Oriente non abbiamo bisogno di armi ma di pace. La Comunità internazionale deve capirlo e impegnarsi di più. Ed è quello che dirò durante la messa di mezzanotte oggi a Betlemme: vogliamo pace e non armi».

«Aspettiamo il Papa con tutto il cuore. Le sue parole ci hanno scaldato l’anima». La lettera di Francesco ai cristiani in Medio Oriente, diffusa ieri, ha avuto una grande eco anche a Baghdad. «Quello che il Papa ci ha fatto è un grande dono – dice al Sir monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo della capitale irachena – soprattutto quando richiama le sofferenze dei cristiani perseguitati dallo Stato islamico. Dietro tutte queste violenze ci sono interessi come il traffico di armi che il Papa denuncia con forza». «La nostra gente è stanca, afflitta, impaurita, vuole emigrare – ammette il vescovo – per questo le parole del Papa sono un balsamo per loro e soprattutto per gli sfollati di Erbil che vivono sotto le tende in condizioni molto precarie». «In questo Natale vogliamo fare nostre le parole del Papa con cui ci invita ad aiutare i musulmani a mostrare il volto autentico dell’Islam. Preghiamo per i miliziani dello Stato islamico perché il Signore apra il loro cuore e la loro mente alla convivenza e al bene». Per motivi di sicurezza la Messa di mezzanotte nella cattedrale a Baghdad si svolgerà alle 19. A presiederla lo stesso Warduni. Il patriarca Louis Sako sarà, infatti, ad Erbil per celebrare il Natale tra gli sfollati.

«Una lettera ricca e piena di significato che legge in modo profondo la realtà dei cristiani in Medio Oriente la cui situazione è molto grave». Commenta così dal Cairo Gregorio III Laham, patriarca cattolico siriano, patriarca di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. Parlando al Sir, il patriarca si dice colpito dalle parole del Papa che «ha messo bene in evidenza la collaborazione dei patriarchi in Medio Oriente. Lavoriamo – dichiara – con una visione comune ma speriamo di fare di più anche con i musulmani. Non tutti sono fondamentalisti ed estremisti. Domenica – dice – ero in moschea a Damasco con altri due patriarchi, quello greco-ortodosso e siro-ortodosso, per capire insieme ad alcuni imam come contrastare i jihadisti dell’Is con un pensiero positivo». Le risposte alla violenza non mancano e le iniziative di pace si moltiplicano come chiede il Papa nella lettera. «In questo Natale in Siria migliaia di bambini vivranno un po’ di gioia. Nelle chiese di Damasco saranno consegnati molti doni», rivela Gregorios III, che racconta anche della «candela della pace». «Abbiamo distribuito alle famiglie cristiane rimaste in Siria molte candele con l’invito ad accenderle in casa per pregare per la pace nel nostro Paese. Non dobbiamo abbandonare la speranza, come ci esorta Papa Francesco. Abbiamo bisogno di pace e non di guerra, ma la comunità internazionale deve aiutarci».