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Libertà religiosa, «Dichiarazione di Vienna»: necessaria per la pace

«Nessuna pace duratura è possibile senza il pieno riconoscimento della dignità umana da cui ogni libertà, compresa la libertà religiosa, deriva». Lo scrivono i leader religiosi d'Europa riuniti nel Consiglio europeo delle religioni per la pace (Ecrl) nella «Dichiarazione di Vienna» che è stata diffusa oggi al termine di un incontro che si è svolto il 7 e 8 maggio nella capitale austriaca

A sottoscrivere la Dichiarazione ci sono i rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa, protestante, ed esponenti dell’Islam, delle comunità ebraiche nonché delle religioni hindu, buddista, zoroastriana, sikh presenti nel nostro continente. Per la Chiesa cattolica erano presenti l’arcivescovo di Trento Luigi Bressan, il vescovo inglese William Kenney e padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, la Commissione che riunisce le conferenze episcopali dell’Unione europea. L’incontro di Vienna – nel corso del quale è stata redatta la Dichiarazione finale – è stato ospitato dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ed è stato dedicato al tema della «Libertà religiosa: diritti e impegni».

«Come abbiamo visto nel corso della storia – si legge nella Dichiarazione – la libertà di religione o di credo, in particolare delle minoranze, è stata limitata da parte dello Stato, o minacciato da individui o gruppi sia laici che religiosi. Uniamo pertanto le nostre forze per combattere ogni forma di minaccia al pieno godimento della libertà religiosa. Come leader religiosi riconosciamo un obbligo particolare di denunciare le minacce alla libertà religiosa degli altri quando esse provengono dalle nostre comunità».

La Dichiarazione trascrive una serie di impegni che i leader intendono prendere ribadendo anche una serie di diritti, tra cui quello di «dare e ricevere educazione religiosa nella lingua scelta», «la libertà dei genitori di assicurare l’educazione religiosa e morale ai propri figli in conformità alle proprie convinzioni e il diritto dei fedeli e delle comunità di acquisire, possedere e usare testi sacri e pubblicazioni religiose nelle proprie lingue. «Ci impegniamo – si conclude così la Dichiarazione – a cooperare tra di noi e con altri gruppi religiosi, istituzioni governative e inter-governative, nel promuovere la comprensione, il rispetto e la cooperazione tra tutte le comunità religiose per la pace e il benessere di tutti».