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Marie Jauffret: «Dire no alla maternità surrogata è una battaglia femminista»

Manifestazione ieri delle associazioni femministe e lesbiche a Parigi davanti all'ufficio del Consiglio d'Europa per dire no alla maternità surrogata. Marie Jauffret del Collettivo Corp spiega: «Stiamo assistendo all’imporsi di una mentalità di consumo del corpo della donna e di visione dei bambini come merce di scambio che è sempre stata denunciata dalle organizzazione femministe di sinistra e di estrema sinistra».

Hanno manifestato loro a Parigi per dire no alla maternità surrogata mentre in contemporanea  al Consiglio d’Europa si discuteva di un controverso rapporto, che sperava di aprire un varco alla pratica della GpA, o «utero in affitto». L’appuntamento era dalle 10,30 alle 12 davanti all’ufficio parigino del Consiglio d’Europa, in avenue Kléber.  Sono le associazioni femministe francesi, quelle che per una vita hanno lottato per l’autonomia della donna. La manifestazione contro la maternità surrogata è sostenuta dalla «Coordination des Associations pour le Droit à l’Avortement et la Contraception», dalla «Coordination Lesbienne en France» e dal «Collectif Corp pour le Respect de la Personne».

Una battaglia storica. Marie Jauffret, presidente del CoRP tiene subito a fare una precisazione: «E’ dal 2001  che le femministe si battono contro la maternità surrogata, quindi molto tempo prima che il dibattito si sia legato alle unioni omosessuali». Sul fronte del movimento femminista europeo, la battaglia si situa lungo una storia di azione e di pensiero coerente e logico.  Lo spiega bene Jauffret: «E’ la stessa questione femminista di difesa della donna e dei bambini. Stiamo assistendo all’imporsi di una mentalità di consumo del corpo della donna e di visione dei bambini come merce di scambio. Una mentalità consumista che è sempre stata denunciata dalle organizzazione femministe di sinistra e di estrema sinistra che da sempre si battono per contrastare queste influenze presenti nella società». Le femministe dicono quindi «no», non solo alla maternità surrogata ma anche alla prostituzione. «In entrambi i casi – sentenzia Jauffret – si tratta di una mercificazione del corpo della donna e dell’utilizzo del suo corpo come strumento di procreazione».

Generosità al femminile? No, la realtà è molto meno «glamour». Le associazioni femministe francesi contestano soprattutto il fatto che la pratica della Gpa sia proposta come il frutto di una cultura all’avanguardia e come atto di «compassione» per le persone, sterili o no, che hanno un forte desiderio di maternità e paternità. L’argomentazione della «generosità» e dell’altruismo che giustifica il ricorso alle nuove paternità, in realtà serve per nascondere una «realtà sicuramente meno glamour» e cioè «l’utilizzo per alcuni mesi del corpo di una donna, dunque di un essere umano, per un interesse privato».

Una regressione di civiltà. «E’ una pratica che ci porta indietro di millenni – incalza Jauffret – e anziché renderci progressisti in realtà ci lascia precipitare alla civiltà mesopotamica in cui una donna aveva il diritto di utilizzare la sua serva, sarebbe più esatto dire la sua schiava, per generare un bambino». Martedì 15 marzo però il Consiglio d’Europa ha respinto  con 16 voti contrari (15 quelli favorevoli), il rapporto della senatrice belga Petra De Sutter che chiedeva una regolamentazione internazionale della pratica, dando quindi pericolosamente per scontato che la pratica esiste e pertanto va regolamentata. E’ come – fanno notare le associazioni – se si volesse regolamentare la pratica della schiavitù, per la semplice ragione che esiste. «La Gpa è una pratica sociale che viola i diritti della persona umana, quelli dei bambini che vengono trattati come oggetto di commercio su domanda e quelli delle donne che vengono affittate  per un periodo di nove mesi».

Le associazioni femministe hanno ovviamente gioito per il no del Consiglio d’Europa ma ricordano anche che la battaglia non è finita. Marie Jauffret si dice convinta che «ci saranno altri tentativi. La senatrice de Sutter ha infatti detto che se la decisione non è passata è perché il Consiglio d’Europa non è ancora pronto». Per questo le associazioni si rivolgono oggi al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo perché sia chiaro il rifiuto ad ogni forma di maternità surrogata. E’ ancora on line la Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata che si può firmare. All’Europa di chiede si agire «con fermezza per abolire questa pratica a livello internazionale, in particolare promuovendo la redazione, l’adozione e l’efficace messa in pratica di una convenzione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata».