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Medio Oriente: comunicato finale incontro Nunzi, «basta guerre e violenze»

“La situazione di violenza alla quale c’è il rischio di abituarsi, dandola quasi per scontata come oggetto di cronaca quotidiana, deve cessare”. È quanto scrivono i partecipanti alla riunione dei nunzi apostolici del Medio Oriente, conclusasi oggi in Vaticano, in un comunicato, in cui si ribadisce “l’urgenza di porre fine alle guerre in atto che hanno già provocato numerosissime vittime”.

I partecipanti all’incontro hanno denunciato “le violazioni da più parti delle norme più elementari del diritto umanitario internazionale, con un riferimento particolare alle sofferenze dei bambini e delle donne”, lamentando che “purtroppo senza scrupoli continua il traffico di armi e ancor più grave le persone stesse sono oggetto di commercio”. Dopo aver esaminato la “drammatica situazione umanitaria”, della quale soffrono le conseguenze tra gli altri i numerosissimi sfollati e rifugiati in altri Paesi, i nunzi hanno sottolineato” l’imperiosa necessità che sia garantita a tutti, senza discriminazioni, la doverosa assistenza umanitaria”. “Grave preoccupazione”, in particolare, desta “l’operato di alcuni gruppi estremisti, in particolare del cosiddetto Stato islamico, le cui violenze e abusi non possono lasciare indifferenti”.

“Non si può tacere, né la comunità internazionale può rimanere inerte – si legge nel comunicato – di fronte al massacro di persone soltanto a causa della loro appartenenza religiosa ed etnica, di fronte alla decapitazione e crocifissione di essere umani nelle piazze pubbliche, di fronte all’esodo di migliaia di persone, alla distruzione dei luoghi di culto”. “È lecito fermare l’aggressore ingiusto”, hanno ribadito i partecipanti, tuttavia “non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare, ma esso va affrontato più approfonditamente a partire dalle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista”. Un “ruolo importante”, in materia, “dovrebbero svolgerlo i leader religiosi, cristiani e musulmani, collaborando per favorire il dialogo e l’educazione alla reciproca comprensione, e denunciando chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza”. Di fronte “al dramma di tante persone che sono state costrette a lasciare le loro case”, deve essere riconosciuto “il diritto dei cristiani e degli altri gruppi etnici e religiosi a rimanere nelle loro terre di origine e, qualora siano stati costretti ad emigrare, il diritto di ritornare in condizioni adeguate di sicurezza, avendo la possibilità di vivere e di lavorare in libertà e con prospettive per il futuro”.

Tutto ciò, per i partecipanti all’incontro, richiede l’impegno “sia dei Governi interessati che della comunità internazionale”, poiché “sono in gioco principi fondamentali come il valore della vita, la dignità umana, la libertà religiosa, e la convivenza pacifica e armoniosa tra le persone e tra i popoli”. “Non ci si può rassegnare a pensare il Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù”, il grido d’allarme dei nunzi: “Essi vogliono continuare a contribuire al bene della società, inseriti quali cittadini a pieno titolo nella vita sociale, culturale e religiosa delle nazioni a cui appartengono. In esse svolgono un ruolo fondamentale come artefici di pace, di riconciliazione e di sviluppo”. Durante l’incontro è stata anche ribadita “l’importanza dell’azione dei fedeli laici nella vita sociale e politica e la necessità di una loro adeguata formazione anche per quanto riguarda la dottrina sociale della Chiesa”.