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Medio Oriente: mons. Auza, pace si raggiunge con «negoziati» non con «scelte imposte»

«La pace in Medio Oriente può essere raggiunta attraverso soluzioni negoziate e non attraverso scelte unilaterali imposte dall'uso della forza». A ribadirlo è stato monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza su «La situazione in Medio Oriente inclusa la questione palestinese».

Riguardo a quest’ultima – si legge nel testo, pronunciato il 21 ottobre ma diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana – la Santa Sede «rinnova il suo sostegno a soluzione dei due Stati»: «Israele e Palestina, con il vigoroso supporto degli organi competenti delle Nazioni Unite e dell’intera comunità internazionale, devono lavorare verso l’obiettivo finale, che è la realizzazione del diritto dei palestinesi ad avere il loro Stato sovrano e indipendente, e il diritto di Israele alla pace e alla sicurezza». Per quanto riguarda «l’orribile situazione in Siria», mons. Auza chiede di «fermare urgentemente le massicce violazioni della legge umanitaria internazionale e dei diritti umani fondamentali», e ribadisce il dovere della comunità internazionale di «aiutare le parti a trovare una soluzione».

Riguardo alle violazioni e agli abusi commessi dal sedicente «Stato Islamico» in Iraq e in Siria, i competenti organismi delle Nazioni Uniti, sostiene l’osservatore della Santa Sede, devono «agire per prevenire un possibile nuovo genocidio e per assistere il crescente numero di rifugiati». In particolare la Santa Sede chiede «la protezione dei gruppi etnici e religiosi, incluse le comunità cristiane, che sono specificamente prese di mira a causa delle loro origini e credi religiosi». La Santa Sede, inoltre, «insiste sul rispetto dei diritti di queste comunità e di tutti i rifugiati di ritornare alle loro case e di vivere in dignità e sicurezza». L’auspicio della Santa Sede è che «le Nazioni Unite colgano il crescente, incessante fenomeno del terrorismo internazionale come un’occasione per rinforzare urgentemente le strutture giuridiche dell’applicazione multilaterale della responsabilità di proteggere i popoli da genocidio, crimini di guerra, pulizia etica, crimini contro l’umanità e qualsiasi forma di aggressione ingiusta». «È tempo di coraggiose decisioni», conclude l’esponente vaticano, invitando i leader religiosi della regione e di ogni altra parte del mondo a «giocare un ruolo decisivo nel promuovere il dialogo interreligioso e interculturale».