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Migranti, mons. Hollerich a celebrazioni per Schengen: «Degni di essere ricevuti sotto il nostro tetto»

«Lasciatevi ispirare dallo spirito che ha regnato qui a Schengen trent’anni fa, il 14 giugno 1985; lasciatevi ispirare da questa promessa di libertà che rappresenta la libera circolazione non solo per gli europei, ma per tutti, compresi quelli che sono perseguitati e oppressi nei loro Paesi d’origine». Questo l’appello che l’arcivescovo del Lussemburgo e presidente di Justitia et Pax Europa, mons. Jean Claude Hollerich, ha rivolto nel corso dell’omelia della celebrazione che ieri si è svolta a Schengen per commemorare l’anniversario della firma degli omonimi accordi.

Ai ministri dell’interno che oggi e domani si riuniscono in Lussemburgo per affrontare l’emergenza immigrazione, l’arcivescovo ha chiesto di avere «a cuore la ricerca di un giusto equilibrio» tra «le richieste legittime di vivere nella sicurezza qui e gli appelli al soccorso di persone che temono per la loro vita e che vivono nell’insicurezza nei loro Paesi» e che sono «degni di essere ricevuti sotto il nostro tetto». Hollerich ha chiesto quindi ai ministri di «accogliere positivamente» l’agenda europea per la migrazione della Commissione europea. Secondo l’arcivescovo, l’Ue non potrà essere «vettore di giustizia, di pace e solidarietà nel mondo, se l’ingiustizia, la discordia e l’egoismo nazionale predominano tra i suoi Stati membri».

Il presidente di Justitia et Pax, mons. Hollerich, ha poi lanciato «un appello solenne ai nostri capi di Stato e di governo» affinché «si sia fedeli alla parola data per quel che riguarda l’aumento degli aiuti allo sviluppo allo 0,7% del Pil entro il 2020». «Non illudiamoci: finché la situazione non migliorerà nei Paesi poveri, la pressione migratoria continuerà», ha ammonito l’arcivescovo, richiamando al dovere di «aprire delle prospettive di vita alla parte sfortunata dell’umanità», quel 1/7 della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno, 1/8 che ha fame, 1/3 che non ha accesso alle medicine. Tuttavia non è «per considerazioni di opportunità» che bisogna aiutare queste persone: «la dignità umana non è divisibile, riguarda tutti gli esseri umani».

Concludendo l’omelia, l’arcivescovo ha chiesto di «pregare insistentemente» per la riuscita di tre grandi conferenze in calendario nei prossimi mesi, «un semestre mondiale per lo sviluppo»: la conferenza sul finanziamento allo sviluppo (luglio, Addis-Abeba), l’assemblea generale Onu a settembre, che dovrà varare il programma per l’eradicazione della povertà, e la conferenza sul clima a Parigi a dicembre: «le loro positive conclusioni saranno un segno di speranza per la nostra umanità e da esse dipenderà il nostro pianeta».