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Mons. Galantino: in Medio Oriente «stiamo assistendo a olocausto cristiano»

Aprendo oggi a Bari il Colloquio promosso da Sant'Egidio, il Segretario generale della Cei ha denunciato l'indifferenza dell'opinione pubblica mondiale di fonte a questo dramma.

«Stiamo assistendo ad un olocausto cristiano. La paura più grande espressa dai cristiani che vivono sofferenze indicibili è quella di essere dimenticati da un’opinione pubblica mondiale indifferente o comunque rassegnata. Il pericolo maggiore è quello di lasciarsi vincere dall’impotenza». È quanto ha dichiarato oggi il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, intervenendo oggi all’apertura del Colloquio internazionale «Cristiani in Medio Oriente: quale futuro?», promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Bari cui partecipano, tra gli altri, tutti i patriarchi delle Chiese cristiane orientali e occidentali. «È il momento in cui diventa urgente e vitale non arrendersi» ha affermato mons. Galantino che nei mesi scorsi ha fatto visita ai campi profughi nel Kurdistan iracheno dove sono accolte migliaia di famiglie in fuga da Mosul come dalla pianura di Ninive. «Da gente che ha perso tutto ho raccolto la testimonianza di una fedeltà al Vangelo più forte di ogni persecuzione; ho respirato la ricchezza di rapporti fraterni all’insegna della condivisione; ho ammirato la generosità della Chiesa locale nel farsi tutto a tutti, in un’opera immane di solidarietà. Sono queste risposte a impedire a noi di abdicare troppo frettolosamente alle nostre responsabilità».

A tale riguardo il segretario della Cei ha ricordato l’impegno della Chiesa italiana nel campo della sensibilizzazione delle comunità e del sostegno alle opere, anche «con il gemellaggio tra diocesi e la proposta di adozione di famiglie di profughi». «I nostri interventi spaziano dalla Giordania all’Iran, dal Libano alla Palestina, dalla Siria all’Iraq – ha spiegato mons. Galantino – siamo impegnati per appoggiare, accanto e oltre l’emergenza, progetti di alfabetizzazione e di protezione e di educazione dei minori, di accesso ai servizi sociale di base; percorsi di promozione della donna, di formazione e abilitazione professionale, realizzazione di centri giovani, di strutture scolastiche e sanitarie, programmi di dialogo interreligioso». Tra gli esempi portati «il finanziamento milionario per un’università a Erbil: un investimento in cultura che, oltre a rispondere a un’esigenza impellente, offre davvero a tutti la possibilità di accesso». «Sono convinto – ha concluso – che spetti a noi rigettare le chiusure egoistiche di cui troppe volte la nostra Europa è segno con la sua indifferenza alle sorti dei popoli impoveriti».