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Mons. Perego (Migrantes): agenda Ue, passi significativi ma insufficienti

L’Agenda europea sull’immigrazione vede «certamente significativi passi avanti, anche se ancora incerti, nel governo delle migrazioni». Ad affermarlo è il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego, parlando dell’Agenda sulle migrazioni presentata oggi dalla Commissione Ue.

Accogliendo anche le forti pressioni e preoccupazioni del mondo della società civile, di fatto si è arrivati a un «Mare nostrum europeo», considerando «i limiti attuali» di Frontex e Triton, spiega mons. Perego sottolineando che «si è dovuto arrivare a quasi 2mila morti nei primi 4 mesi del 2015 e vedere l’incapacità di Frontex e Triton di controllare il Mediterraneo, per ritornare a mettere al centro delle azioni del Mediterraneo non il controllo delle frontiere, ma il salvataggio delle persone». Il direttore di Migrantes definisce «interessante» e «condivisibile», anche se non citata al termine dei lavori, la «Proposta relativa allo Stato membro competente per l‘esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un minore non accompagnato».

«Di grande interesse – aggiunge ancora il sacerdote esaminando le proposte della commissione – anche la centralità della tutela dei diritti dei migranti nell’azione di controllo e di salvataggio, soprattutto nel contesto delle operazioni dell’Agenzia Frontex, proponendo una serie di misure per migliorare il ‘codice di condotta’».

Per il direttore dell’organismo pastorale della Cei «positivo, anche se assolutamente insufficiente, il percorso, un primo canale umanitario di partenza in sicurezza, per 20mila persone dai campi profughi verso i Paesi europei. L’incertezza – spiega – rimane sul meccanismo di suddivisione dei richiedenti una protezione internazionale nei diversi Paesi europei, che segnala ancora una discrezionalità nella tutela Ue dei richiedenti asilo o una protezione internazionale: una debolezza nella costruzione di un’Europa dei diritti e della giustizia sociale».

Oggi – come ha rivelato Eurostat – su 185mila persone che hanno avuto forme di tutela e protezione internazionale nel 2014, circa 122mila – cioè quasi due terzi – sono state offerte da quattro dei 28 Stati europei: Germania, Svezia, Francia e Italia. Come «incerto è il cammino verso la sicurezza e la stabilità politica e sociale di un Paese, quale la Libia, condizione fondamentale per la lotta alla tratta di esseri umani, che non può vedere semplicemente un’azione di distruzione dei barconi in partenza dal porto di Tripoli». «Condizioni fondamentali per la tutela del diritto di non emigrare è un piano straordinario di cooperazione sociale e di pace nel Nord Africa, nel Corno d’Africa, in Medio Oriente: piano annunciato, ma di cui ancora non si hanno prospettive concrete, anche se a medio termine». Il direttore di Migrantes fa notare l’assenza di attenzione ai nuovi profughi in ragione delle persecuzioni religiose e per i disastri ambientali, oggi «fortemente penalizzati nelle Commissioni».