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Ore di religione nelle scuole, gruppo eurodeputati esprime preoccupazione per proposte di riduzione

«Vorremmo esprimere la nostra preoccupazione» in merito «alla proposta di ridurre il numero di ore dedicate alla religione e all'etica nelle Scuole europee». Un gruppo di eurodeputati firma oggi una lettera - inviata alle massime autorità organizzative e didattiche dei 14 istituti scolastici presenti in 7 Paesi e principalmente rivolti ai figli dei dipendenti delle istituzioni Ue (24mila allievi) - per segnalare alcuni dubbi in merito alle decisioni che potrebbero essere assunte dal Consiglio superiore nella seduta che si apre oggi a Bruxelles per concludersi il 18 aprile.

«Siamo fermamente convinti» che i corsi di religione e morale, «come qualsiasi altra disciplina, siano pienamente integrati nel processo educativo generale, secondo quanto affermato dagli obiettivi del programma di religione», che recita: «Essi attuano un’istruzione globale che è legata all’indagine e alla ricerca di significato, ispirandosi al patrimonio culturale, religioso e umanistico europeo». La decurtazione delle ore di religione/morale sarebbe legata a una complessiva rivisitazione dell’offerta formativa di tali istituti.

La lettera inviata dagli europarlamentari alle autorità delle Scuole europee (19 le sottoscrizioni in calce, primi firmatari Patrizia Toia e Silvia Costa, quindi la vice presidente dell’Euroassemblea Roberta Angelilli, e, fra gli altri, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Maria Do Céu Patrao Neves, Konrad Szymansky) sostiene: «L’istruzione e l’insegnamento rispettano le convinzioni e la coscienza personali e i genitori hanno il diritto di scegliere la religione o l’etica non confessionale, secondo quanto stabilito dalla Carta dei diritti fondamentali Ue». Per questi motivi, ridurre nelle prime tre classi del ciclo secondario, «i corsi di religione/etica significherebbe minare una pietra miliare dell’istruzione e dello sviluppo umano dei bambini e dei giovani».

La missiva si chiude così: «Riteniamo che tutte le decisioni debbano essere prese in accordo con i genitori e con il contributo di tutte le comunità dei credenti».