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Palestina, Abu Mazen: «I cristiani sono il sale di questa terra». Presto in Vaticano da Papa Francesco

Il Natale è «un appello palestinese per la speranza e la giustizia, un messaggio unico che portiamo avanti da generazioni come un tesoro prezioso che nasce in Palestina e che si celebra in tutto il mondo». Inizia così il messaggio del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) in occasione del Natale.

Un testo nel quale rimarca i 50 anni, nel 2017, di occupazione militare israeliana, la più lunga della storia moderna. «Betlemme, città natale di Gesù – scrive il presidente – è parte integrale dei Territori occupati e non è stata risparmiata dalla brutalità esercitata da decadi di umiliazioni, colonizzazione e di apartheid. Oggi è circondata da 18 insediamenti illegali israeliani e divisa dal muro di annessione illegale comprendente anche quelle parti in costruzione nella Valle di Cremisan. Le politiche di occupazione israeliana hanno tagliato ogni collegamento tra Betlemme e Gerusalemme, per la prima volta in 2000 anni di storia». Per Abu Mazen «la presenza palestinese nella propria terra, il mantenimento della sua eredità culturale e nazionale sono le più importanti forme di resistenza contro le tenebre di un potere occupante. Tendiamo le nostre mani in pace e con speranza alla prossima conferenza di pace di Parigi che darà il via a un nuovo cammino che farà del 2017 un anno di libertà, giustizia e di pace».

«I cristiani non sono mai stati una minoranza in Palestina ma parte integrante della nostra nazione» scrive il presidente Abbas che ricorda anche la fede cristiana di molti «gloriosi» leader del movimento nazionale palestinese e invita le chiese internazionali a prestare attenzione al messaggio dei palestinesi cristiani contenuto nel «Kairos document». «Incoraggiamo tutti ad atti non violenti e ad azioni legali, politiche e di difesa per portare pace e giustizia in Palestina».

Nel suo messaggio il presidente Palestinese Abbas rivela che «presto mi recherò in Vaticano per incontrare Papa Francesco. Nel nostro incontro prederemo in esame diversi argomenti di interesse comune compreso l’avanzamento della giustizia e della pace nella regione, così come l’incoraggiamento del dialogo interreligioso in vista di una maggiore comprensione e rispetto». Nell’incontro con il Pontefice, annuncia Abu Mazen, «ribadiremo la nostra ferma posizione che nessun Libro sacro deve essere usato come un motivo per giustificare ogni genere di crimine e di violazioni, parleremo dello storico accordo tra lo Stato di Palestina e la Santa Sede, un esempio per il resto della Regione su come rafforzare la presenza cristiana e le sue Istituzioni. I Cristiani – si legge nel messaggio – sono il sale di questa terra e non possiamo concepire un Medio Oriente senza la sua componente indigenza cristiana. Continueremo a cooperare con i capi delle Chiese di Gerusalemme che sono parte della Palestina e del suo popolo».

Da Abu Mazen arrivano appelli alla comunità internazionale affinché impedisca a Israele di trasformare un conflitto politico in un uno religioso – il riferimento è alla legge in discussione alla Knesset che vorrebbe silenziare il richiamo alla preghiera dei muezzin – ai pellegrini perché vengano in Palestina e l’espressione di solidarietà e vicinanza alle vittime degli attentati terroristici in Giordania, Egitto e Germania. «Il messaggio di speranza, di giustizia e di pace che giunge da Gesù nella sua umile grotta di Betlemme prevalga sulle tenebre dell’esilio, della colonizzazione, dell’ingiusta prigionia e dell’apartheid».