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Papa Francesco alla Fao: «Chi ha fame ci chiede dignità, non elemosina»

«Dar da mangiare agli affamati per salvare la vita del pianeta». Si è concluso con questa frase, consegnata come impegno a tutti gli Stati del mondo, l'intervento di Papa Francesco alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione (testo integrale).

Il discorso del Papa (testo integrale), salutato da un lungo applauso finale e intervallato da diversi applausi, è durato circa un quarto d’ora ed è stato pronunciato in spagnolo. Alla fine Papa Francesco ha chiesto di «benedire tutti coloro che, con responsabilità diverse, si mettono al servizio di quanti soffrono la fame e sanno assisterli con gesti concreti di vicinanza». «Prego anche affinché la comunità internazionale sappia ascoltare l’appello di questa Conferenza e lo consideri un’espressione della comune coscienza dell’umanità».

«Custodire il pianeta, curare la nostra sorella Terra». È l’invito rivolto, a braccio, dal Papa, nel discorso pronunciato oggi alla Fao, nella cui parte finale è risuonato a più riprese il verbo spagnolo «cuidar», che implica il concetto di cura come rispetto e protezione, saggio governo del nostro pianeta. «Se si crede al principio dell’unità della famiglia umana, fondato sulla paternità di Dio creatore, e alla fratellanza degli esseri umani, nessuna forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di cibo può essere accettabile», ha ammonito Francesco. «Ma, soprattutto, nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame», ha puntualizzato. Poi, fuori testo, il Papa ha citato «la nostra sorella Terra, il pianeta», esortando a chiederci «se siamo liberi da pressioni politiche ed economiche per custodirlo, per evitare che si autodistrugga». «Custodire il pianeta», l’appello del Papa, che per illustrare il concetto ha citato la frase di un anziano, che diceva: «Dio sempre perdona, gli uomini perdonano a volte, la Terra non perdona mai».

«Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame», ha detto il Papa, che all’inizio del suo discorso alla Fao ha denunciato che «la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla priorità del mercato, e dalla preminenza del guadagno, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria». «E mentre si parla di nuovi diritti – ha proseguito Francesco – l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base». «Ci chiede dignità, non elemosina», ha puntualizzato Francesco accolto da un applauso. La Chiesa, ha ricordato, «cerca sempre di essere attenta e sollecita nei confronti di tutto ciò che si riferisce al benessere spirituale e materiale delle persone, anzitutto di quanti vivono emarginati e sono esclusi, affinché siano garantite la loro sicurezza e la loro dignità».

«I destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri», ha affermato il Papa: «Ma viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso». Per il Papa, «questo è il quadro del mondo, in cui si devono riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere». «Lo spiega bene la lettura della vostra agenda di lavoro volta a elaborare nuove norme e maggiori impegni per nutrire il mondo. In questa prospettiva – ha aggiunto – spero che, nella formulazione di tali impegni, gli Stati s’ispirino alla convinzione che il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se ci preoccupiamo del suo soggetto reale, vale a dire la persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione».

Il «paradosso dell’abbondanza». «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi». È il «paradosso dell’abbondanza», dal cui rischio già Giovanni Paolo II, nel 1992, aveva messo in guardia. A citarlo nella parte centrale del suo discorso alla Fao è stato il Papa, che ha denunciato: «Purtroppo questo paradosso continua a essere attuale». «Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame – ha ammonito – e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica». «Questa è la prima sfida che bisogna superare», ha affermato Francesco, secondo il quale «l’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo devono indubbiamente ispirare le regole e le misure tecniche, ma la prima preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza».

«Questi criteri non possono restare nel limbo della teoria», ha ammonito il Papa, spiegando che «le persone e i popoli esigono che si metta in pratica la giustizia; non solo la giustizia legale, ma anche quella contributiva e quella distributiva». In questa prospettiva, «i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, tanto frequente tra la gente comune, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, nel nostro caso, della persona che ha fame». «Quando questo accadrà, anche gli interventi umanitari, le operazioni urgenti di aiuto e di sviluppo – quello vero, integrale – avranno maggiore impulso e daranno i frutti desiderati», ha assicurato il Papa.