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Papa Francesco: «condanna, dolore e turbamento» per la strage di Orlando

E' di 50 morti e 53 feriti il bilancio ancora provvisorio della strage compiuta da Omar Mateen, 29 anni, cittadino americano di origini afghane, in un locale frequentato da gay ad Orlando, negli Usa. Il killer, che è stato poi ucciso dalla polizia, avrebbe rivendicato la strage a nome dell'Isis. Il cordoglio del Papa e il commento del Segretario generale della Cei.

«La terribile strage avvenuta ad Orlando, con un numero altissimo di vittime innocenti, ha suscitato nel Papa Francesco e in tutti noi i sentimenti più profondi di esecrazione e di condanna, di dolore e di turbamento di fronte a questa nuova manifestazione di follia omicida e di odio insensato». Lo ha dichiarato ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, in merito all’ultima tragedia che ha colpito la società americana. «Papa Francesco – ha assicurato il portavoce vaticano – si unisce nella preghiera e nella compassione alla sofferenza indicibile delle famiglie delle vittime e dei feriti e li raccomanda al Signore perché possano trovare conforto». «Tutti ci auguriamo che si possano individuare e contrastare efficacemente al più presto le cause di questa violenza orribile e assurda, che turba così profondamente il desiderio di pace del popolo americano e di tutta l’umanità», la conclusione di Lombardi.

«Una follia che non può trovare copertura religiosa né giustificazione alcuna». È quanto ha affermato questa mattina monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo al GR1 delle ore 8, sulla strage di Orlando. «Davanti a quello che è successo – l’analisi di mons. Galantino – si parla di gay, si parla di Islam… a mio avviso si tratta innanzitutto di vite umane, si tratta innanzitutto di persone uccise. Davanti a questa tragedia che va condannata nella maniera più ferma, io vorrei almeno che si evitasse qualunque speculazione». Per il segretario Cei, «è giusto chiedersi cosa sta succedendo in questo nostro mondo. I morti di oggi ma anche quelli di Parigi, quelli del Belgio ci chiedono molto di più di parole di circostanza».