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Parlamento Ue: bocciati regolamento sementi e relazione su parità di genere

(Sir Europa - Strasburgo) - Non mancano le sorprese nelle votazioni odierne del Parlamento europeo.

L’aula ha approvato norme che inaspriscono la lotta al riciclaggio e all’evasione fiscale; ha dato il via libera a standard comuni sul controllo per la sicurezza dei veicoli; ha invece respinto un atto legislativo della Commissione europea sul materiale riproduttivo vegetale (il cosiddetto «regolamento sulle sementi»), perché «avrebbe dato troppo potere alla Commissione stessa, privando, invece, gli Stati membri della possibilità di adattare le regole» alle situazioni nazionali. Il testo della Commissione è stato respinto con 650 voti a favore, ossia la quasi totalità degli eurodeputati. «Le votazioni di oggi dimostrano la profonda insoddisfazione del Parlamento riguardo la proposta della Commissione europea», ha spiegato il Presidente della commissione agricoltura, l’italiano Paolo De Castro, «che non è riuscita a soddisfare gli obiettivi fondamentali quali la semplificazione delle norme e la promozione dell’innovazione». «Il progetto ha creato preoccupazione tra i deputati per la fusione di 12 direttive in un singolo regolamento che è direttamente applicabile e priva, così, gli Stati membri della possibilità di adattare le regole alle loro esigenze».

Per 9 voti (298 a 289) è stata inoltre respinta la relazione della deputata portoghese Inês Cristina Zuber sulla «parità di genere nell’Unione europea». La bocciatura del testo, a pochi giorni dall’8 marzo, ha sorpreso gli stessi eurodeputati, dopo una serie di voti contraddittori sugli emendamenti. Il testo conteneva peraltro, assieme a una serie di affermazioni importanti sulla parità uomo-donna per la tutela dei diritti in ambito sociale, familiare e lavorativo (indipendenza economica, parità retributiva, sicurezza sociale, stop alle violenze, lotta alle discriminazioni e agli stereotipi sessisti alimentati dalla pubblicità, aumento dei servizi per l’infanzia e la natalità…), anche alcuni passaggi controversi, fra cui quello in cui si raccomandava «agli Stati membri di garantire il diritto delle donne a un’assistenza ginecologica e ostetrica pubblica, gratuita e di qualità nonché il loro diritto alla salute sessuale e riproduttiva in generale, compreso il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza».