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Piano Ue migranti: Timmermans, «Si passa da parole a fatti». Perego, «Non basta»

Il vice presidente della Commissione europea illustra le proposte per il Consiglio europeo del 25-26 giugno. Ma il direttore di Migrantes le ritiene insufficienti e chiede di rivedere «Dublino 3».

(Sir Europa – Bruxelles) – «La Commissione passa dai fatti alle parole»; e in materia di migrazioni «la solidarietà va di pari passo con la responsabilità». Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea, interviene sulle proposte rese note oggi dal Collegio in materia di accoglienza dei profughi e di ripartizione dei carichi, completando l’Agenda delineata il 13 maggio.

Molteplici le azioni delineate, sulle quali dovrà pronunciarsi il Consiglio dei ministri dell’Unione (in rappresentanza degli Stati membri) il 16 giugno, alla luce del parere del Parlamento europeo. Se ne occuperà inoltre il Consiglio europeo del 25-26 giugno. I documenti della Commissione comprendono anzitutto un meccanismo di ricollocazione di 40mila profughi provenienti da Italia e Grecia, giunti in questi Paesi dopo il 15 aprile di quest’anno. La stessa Commissione ha definito il numero di persone che spetterà a ciascuno dei 23 Stati Ue che partecipano al «meccanismo obbligatorio» (ne sono esclusi ovviamente Italia e Grecia, nonché Regno Unito, Irlanda e Danimarca che godono della clausola opt-out). I criteri per la ripartizione sono quattro: Pil, popolazione totale, disoccupazione, numero di richiedenti asilo in quello Stato. Per ogni persona ospitata il Paese d’accoglienza riceverà 6mila euro.

L’Esecutivo ha quindi messo a punto altri aspetti dell’Agenda per le migrazioni: la reinstallazione di 20mila persone provenienti da Paesi terzi di cui è riconosciuta l’urgenza di protezione internazionale (la Commissione stanzia per questa operazione 50 milioni di euro); il piano d’azione contro il traffico di migranti; l’estensione delle competenze territoriali di Triton; le linee direttrici per il rilevamento delle impronte digitali di tutti i migranti in arrivo in Europa; una consultazione pubblica sulla «carta blu» per facilitare le immigrazioni in Europa di personale altamente qualificato.

Dimitris Avramopoulos, commissario per le migrazioni, a sua volta commenta: «I programmi di ricollocamento e reinstallazione, combinati a un rafforzamento delle operazione Triton e Poseidon e al piano d’azione contro il traffico dei migranti, rispondono alle sfide più urgenti che abbiamo di fronte».

Il giudizio di Migrantes. Le quote previste dal piano europeo per l’accoglienza dei migranti non affrontano ancora il problema «in maniera condivisa e risolutiva», mentre la scelta di trasferire soprattutto eritrei e siriani è «discriminatoria». È auspicabile quindi «un ripensamento dell’Europa e una riforma del Regolamento di Dublino». E’ quanto afferma oggi al Sir monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, commentando il piano Ue per affrontare l’emergenza immigrazione sulle coste del Mediterraneo. Nel mondo dell’associazionismo, osserva, «c’è unanime scontento e preoccupazione per la proposta». «L’Europa – rileva monsignor Perego – non ha ancora intenzione di rivedere il trattato di Dublino 3 e quindi di affrontare in maniera complessiva la questione dei richiedenti asilo e di coloro che attraversano il Mediterraneo». Il direttore di Migrantes giudica «positiva» l’estensione delle operazioni di controllo e salvataggio dalle 30 miglia attuali alle 138 miglia dalle coste italiane.

Al contrario, la scelta di eritrei e siriani da ricollocare in altri Paesi «è discriminante nei confronti dei richiedenti asilo, non è nella linea della storia giuridica del diritto di asilo» e riguarda solo «il 30% dei richiedenti asilo che arrivano sulle coste del Mediterraneo». Ma, soprattutto, la quota del ricollocamento di 40 mila, di cui 24 mila partirebbero dall’Italia, «non riguarda gli 85 mila già presenti nelle nostre strutture, quindi non risolve il problema attuale ma lo rimanda nei prossimi due anni, senza conoscere quale sarà il flusso di persone previsto e senza prevedere che potrebbero cambiare le rotte, anche via terra». «Sappiamo già che oltre 50 mila persone hanno attraversato il confine tra Turchia e Grecia – fa notare monsignor Perego -. Questo rimetterebbe in discussione il piano attuale. Ci auguriamo che a metà giugno ci sia una riflessione più complessiva e si arrivi alla revisione del regolamento di Dublino, che è l’aspetto prioritario».

Da parte sua l’Italia dovrebbe prevedere «in maniera forte e decisa un piano di accoglienza in tutte le regioni per almeno 100 mila persone», da utilizzare anche in ogni altra evenienza, «sia di carattere ambientale sia sociale». «Speriamo in un ripensamento dell’Europa – conclude – e in una forte decisione mirata alla riforma del regolamento di Dublino, che finora non ha saputo affrontare in chiave europea la situazione degli sbarchi».