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Regno Unito: Corte suprema, sul Brexit voti il parlamento di Westminster

E così ce l’hanno fatta la manager Gina e il parrucchiere spagnolo Deir Dos Santos a rimettere nelle mani di Westminster la decisione di invocare l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea che avvierebbe il Brexit. La Suprema Corte, il tribunale di ultima istanza britannica, ha dato torto alla premier Theresa May che aveva sostenuto inutilmente che i poteri di prerogativa davano a lei e a lei soltanto il potere di avviare il processo di divorzio tra la Gran Bretagna e gli altri ventisette Paesi Ue.

La decisione, importantissima dal punto di vista costituzionale, non cambia, però, la sostanza del Brexit. Tutti i parlamentari Tory voteranno, infatti, per confermare il voto popolare del referendum dello scorso 23 giugno nel quale il 52% dei britannici avevano deciso di staccarsi da Bruxelles e anche il leader laburista Corbyn ha detto di non voler ostacolare la legislazione con la quale il governo potrebbe avviare anche domani il processo di divorzio dalla Ue. Voteranno contro, oltre ad alcuni laburisti, i liberaldemocratici e i nazionalisti scozzesi.

Gli undici giudici, riuniti tutti per la prima volta dal 1876, hanno anche escluso che i parlamenti devoluti scozzese, nordirlandese e gallese abbiano diritto di legiferare sull’articolo 50 rimuovendo, così, un ostacolo importante dalla strada del governo. La Scozia, infatti, è contraria da sempre all’idea di abbandonare il mercato unico europeo e il nord Irlanda è in attesa di nuove elezioni.