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SIRIA, EMERGENZA UMANITARIA PER I 12 MILA CRISTIANI DI RABLEH ASSEDIATI DAI COMBATTIMENTI

Nell’immane dramma della guerra civile siriana, si staglia la vicenda degli oltre 12 mila fedeli greco-cattolici intrappolati nel villaggio di Rableh, a ovest di Qusayr, nell’area di Homs. Secondo fonti della Fides, i viveri scarseggiano, i fedeli sono “a pane e acqua” e mancano le medicine per curare i malati e i feriti. Una situazione che si è creata perché da più di dieci giorni il villaggio di Rableh è soggetto a un rigoroso blocco da parte dei gruppi armati dell’opposizione, che lo circondano su tutti i lati. Uno dei responsabili di una parrocchia locale, B.K. – che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza – ha riferito a Fides che nei giorni scorsi tre giovani del villaggio sono stati uccisi da cecchini: George Azar di 20 anni, un altro di 21 anni, ed Elias Tahch Semaan, 35 anni, sposato e padre di quattro figli. Alcuni rappresentanti dell’iniziativa popolare per la riconciliazione “Mussalaha” sono riusciti a portare un piccolo carico di aiuti umanitari al villaggio. Un rappresentante di “Mussalaha” ha rassicurato i fedeli affermando che “si farà di tutto per permettere la consegna di aiuti umanitari”. Un appello è stato lanciato dal Patriarca Gregorios III Laham, visibilmente commosso, a tutti gli uomini di buona volontà perchè “venga salvata Rableh e tutti gli altri villaggi colpiti in Siria, e giunga finalmente la pace nel nostro amato paese”. Anche il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, ha invitato tutte le parti coinvolte “al rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario”, ricordando che la risoluzione della crisi in Siria dipende prima di tutto sai dai suoi cittadini. L’Agenzia Fides ha appreso, inoltre, che il monastero greco-cattolico di San Giacomo il Mutilato a Qara – che attualmente ospita una comunità di 25 persone da nove Paesi e una ventina di rifugiati – nei giorni scorsi è stato colpito da bombardamenti di un elicottero d’attacco che intendeva colpire alcuni gruppi ribelli. Nessuna vittima, ma diverse parti del monastero, risalente al VI secolo d. C., sono state danneggiate. La superiora del monastero, madre Agnès-Mariam de la Croix, ha aggiunto la sua voce a quella della gerarchia locale, chiedendo la fine della violenza e “di adottare la logica del dialogo e della riconciliazione”. Autorità cristiane locali chiedono alle parti in lotta di risparmiare le aree dove vivono i civili e di salvaguardare il patrimonio culturale e religioso del Paese. (Fonte: Radio Vaticana)