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Siria: Is tiene in ostaggio decine di famiglie cristiane. 17enne martirizzato

L'Isis avanza in Siria e conquista due villaggi cristiani assiri nella regione del Khabour. La notizia proviene dall'archimandrita Emanuel Youkhana del Capni (Christian Aid Program Nohadra-Iraq) e rilanciata da Aiuto alla Chiesa che soffre.

«I terroristi – sono parole dell’archimandrita – hanno circondato due villaggi del governatorato di Hassaké (al confine con l’Iraq): Tel Shamiram e Tel Hormizd. Decine di famiglie sono state fatte prigioniere: 50 di Tel Shamiram, 26 di Tel Gouran e 28 di Tel Jazira, mentre altri 14 giovani (12 uomini e 2 donne) sono tenuti in ostaggio dai miliziani sunniti. Un 17enne di nome Milad è stato martirizzato e ucciso». Il vescovo Mar Aprem Athniel, dalla sua diocesi del luogo, conferma all’archimandrita che l’Isis sta avanzando rapidamente in tutto il governatorato, mettendo a serio rischio la vita dei cristiani che abitano i 35 villaggi della zona. I terroristi avrebbero scelto di attaccare la regione del Khabour perché sconfitti sull’altro fronte caldo, quello di Kobane, dai combattenti del Pyd (Democratic Union Kurdish Party). La battaglia è iniziata verso le 4 del mattino di lunedì 23 febbraio.

In breve tempo i miliziani sono riusciti a penetrare nei primi 2 villaggi, facendo prigioniere decine di persone: «Fortunatamente circa 600 famiglie sono riuscite a fuggire verso Qamishly – spiega l’archimandrita Youkhana – ma siamo preoccupati per la sorte di coloro che sono tenuti in ostaggio. Conosciamo bene i metodi barbari dell’Is: ciò che più conta per noi, adesso, è che queste persone siano liberate il prima possibile». «Purtroppo le chiese di Tel Hormidz e Tel Shamiram sono state già devastate e bruciate – continua Youkhana – la speranza è che i combattenti del Pyd e l’esercito siriano fermino l’avanzata dell’Is, così come confidiamo nel fiume Khabour, il cui livello delle acque costituisce un argine naturale all’avanzata dei terroristi».

Conferme arrivano anche dall’arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi, monsignor Jacques Behnan Hindo. «I terroristi – riferisce a Fides il presule – hanno preso decine di ostaggi, con l’intenzione forse di usarli per richiedere riscatti o per uno scambio di prigionieri. Ieri sera, alle 21.30, le milizie curde ci hanno detto di essere riuscite a riprendere Tel Hormuz, con l’aiuto dei battaglioni formati da cristiani siri. Ma non abbiamo ancora conferme»

Secondo mons. Hindo, l’offensiva dei jihadisti ha messo in luce responsabilità e comportamenti deplorevoli da parte di diversi altri soggetti: «Voglio dire chiaramente – riferisce l’arcivescovo – che abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati nelle mani dei miliziani dell’Is. Ieri i bombardieri americani hanno sorvolato più volte l’area, ma non sono intervenuti. Abbiamo cento famiglie assire che hanno trovato rifugio ad Hassakè, ma non hanno ricevuto nessun aiuto dalla Mezzaluna Rossa e dagli organismi governativi siriani di assistenza, forse perché sono cristiani. Anche l’organismo per i rifugiati dell’Onu è latitante».

La regione del Khabour conta 35 villaggi cristiani. Essi sono abitati dagli assiri che nell’agosto 1933 fuggirono dal massacro di Simele, commesso dalle forze armate dell’allora Regno d’Iraq e che provocò la morte di circa 3mila persone. La speranza di queste famiglie è quella di tornare un giorno nella loro Patria, in Iraq. Per questo gli abitanti del Khabour continuano a definire le loro abitazioni come «campi» e non come «villaggi» o «città».