Mondo

Siria: appello Trappiste di Azeir: «No ai bombardamenti»

Una lettera dalla Siria dalle suore trappiste del monastero cistercense di Azeir, al confine col Libano, fra Homs e Tartous. Un appello disperato contro i bombardamenti della comunità internazionale e una richiesta di «tanta preghiera, accorata, coraggiosa».

La lettera è stata inviata nei giorni scorsi, a nome di tutta la comunità, da suor Marta Luisa Fagnani, originaria di Como, ed è stata letta nella parrocchia di Sant’Agata (Como), di cui la suora è originaria. «Guardiamo la gente attorno a noi – racconta -, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti: ‘Hanno deciso di attaccarci’. Oggi siamo andate a Tartous. Sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati interni alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile».

 «Guardi la bellezza di queste colline – prosegue la religiosa -, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare – prosegue -. E pensi che domani hanno deciso di bombardarci. Perché ‘è ora di fare qualcosa’, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thè guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario. Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?». «La gente qui è davanti alla televisione – scrive ancora -, con gli occhi e le orecchie tesi: ‘Si attende solo una parola di Obama’!! Una parola di Obama? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza? Parla il Papa, parlano patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama? E se non fosse lui, sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui ‘il grande’, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare».

Nella lettera è contenuta anche una forte analisi e denuncia: «È diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà – si legge -, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come ‘la responsabilità morale di non chiudere gli occhi’. E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi». «C’è qualcosa che non va – osserva la religiosa -, ed è qualcosa di grave, perché la conseguenza è la vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore. Ma ormai, a cosa servono ancora le parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo». Le suore concludono con un appello «a chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…)», chiedendo «tanta preghiera, accorata, coraggiosa».