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Siria: mons. Abu Khalez (Aleppo), «Città allo stremo. Si muore ogni giorno»

«Ad Aleppo si continua a morire ogni giorno. Si muore per la guerra, la fame e la sete». Così monsignor Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino della città siriana, racconta al Sir l'assedio cui è sottoposta l'ex capitale economica della Siria, in mezzo al fuoco dell'esercito regolare di Assad e dei ribelli antiregime.

«In città – spiega il religioso francescano – mancano acqua ed elettricità che vengono erogate solo per pochissime ore al giorno. In alcune zone l’acqua non arriva neppure. La popolazione è in ginocchio e si sobbarca lunghi tragitti, a piedi, per riempire ghirbe, secchi e bottiglie. A patire di più sono i bambini, gli anziani e le persone malate». La mancanza di energia elettrica impedisce anche l’uso di condizionatori d’aria e di frigoriferi costringendo la popolazione al caldo di questa stagione e a non poter conservare il cibo. Sul piano sanitario l’emergenza viene affrontata, spiega il vicario, grazie alla «generosità di medici e infermieri degli ospedali pubblici e privati e grazie anche al grande sostegno della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna Rossa».

Ma a preoccupare ancora di più gli abitanti di Aleppo è anche la nascita del califfato dell’Isil: «Ha occupato un vasto territorio che va dalle porte di Aleppo fino in Iraq, e con diversi giacimenti di petrolio pronto ad essere venduto a tanti Paesi stranieri. Acquistare il greggio significa finanziare la guerra, sostenere il terrorismo e non combatterlo. Questa è l’ipocrisia delle grandi potenze internazionali che non vedono ciò che davvero sta accadendo in questa area e così facendo si rendono complici di tutta questa violenza».

Per mons. Abu Khazen esiste un’unica via di uscita percorribile: «Non finanziare o armare i contendenti. Le potenze internazionali riconoscano con coraggio di aver sbagliato nel fornire loro armi e si adoperino per metterli tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione negoziale. Abbiano il coraggio della pace».