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Siria, patto dei cristiani per un paese «unito e libero per tutti»

«Rimanere fedeli all'unità nazionale, difendere con ogni mezzo il diritto del popolo siriano alla libertà, alla dignità e alla possibilità di scegliere il proprio modello di vita politica e sociale, proteggere la propria patria dai nemici esterni e contribuire a liberare i suoi territori occupati». Sono solo alcuni dei punti presenti nel patto sottoscritto dall'Unione dei siriani cristiani per la democrazia, organismo nato al termine di un incontro svoltosi ad Antiochia (Turchia) dal 12 al 15 febbraio cui hanno partecipato alcuni attivisti cristiani di Siria.

Secondo quanto riportato dalla Fondazione Oasis, nell’ultimo numero della sua newsletter, «la difficilissima impresa dei cristiani di Siria è lavorare per creare spazi di libertà e riconciliazione, senza sudditanze e complessi di protezione, ma al tempo stesso senza ingenuità rispetto a una possibile deriva jihadista».

Particolarmente importante è il punto 3 del patto dove i firmatari ribadiscono l’impegno «a operare per mantenere l’unità della società e l’indipendenza e la forza dello Stato, che includa e protegga tutti i suoi cittadini e cittadine, a prescindere dalla loro religione, dal loro credo, dalla loro appartenenza sociale o etnica».

Per Oasis il riferimento al principio di cittadinanza sembra avere come bersaglio implicito non soltanto il regime di Assad, ma anche i combattenti jihadisti, che mirano ad instaurare uno Stato islamico. Il patto, (testo integrale su www.oasicenter.eu), non è stato gradito dal presidente Assad in quanto, afferma Oasis, documenta come la volontà di porre fine al regime non sia solo esclusiva di gruppi di terroristi violenti come vorrebbe, invece, la propaganda di Stato.