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Siria, ucciso ad Homs gesuita padre Frans Van der Lugt

Prelevato, percosso e poi freddato con due colpi alla testa, davanti alla sua residenza. Così è stato ucciso da uomini armati sconosciuti, questa mattina alle 8, ad Homs, nel quartiere di Basatin al Diwan, il padre gesuita olandese Frans Van der Lugt.

La notizia è stata confermata dalla Curia provinciale del Magreb e del Medio Oriente della Compagnia di Gesù che in una nota, pervenuta al Sir, invita a pregare per tutti coloro che lavorano per la pace, la riconciliazione e la giustizia. Il religioso, che risiedeva in una delle zone assediate più a rischio dai combattimenti, aveva rifiutato di lasciare il quartiere quando c‘era stata l‘evacuazione dei civili, per essere accanto alla popolazione locale.

«Scioccati e rattristati per l’omicidio di padre Van der Lugt»: questa è la reazione della Conferenza episcopale olandese alla notizia del rapimento e del brutale assassinio di padre Frans van der Lugt ad Homs, in Siria. È quanto si apprende da un comunicato stampa appena diffuso da Utrecht, sede del segretariato della Conferenza dei Paesi Bassi, in merito alla triste notizia annunciata dall’ordine olandese dei Gesuiti, a cui padre Van der Lugt apparteneva. I vescovi confermano che «padre Van der Lugt aveva annunciato in precedenza, in varie interviste, che voleva restare a Homs per continuare a sostenere la popolazione in quelle terribili circostanze». «Non si sa chi sia responsabile della morte raccapricciante del sacerdote olandese», prosegue la nota. I vescovi esprimono «le loro condoglianze al popolo che il padre Van der Lugt lascia, pregano per loro e per tutta la Siria, affinché questo Paese possa presto trovare la pace».

«Una notizia brutta. Un fatto che non si può commentare. Hanno ucciso un uomo che si è sempre distinto per il suo amore e attaccamento al popolo siriano e a questo Paese». Così l’arcivescovo greco-melkita di Aleppo, monsignor Jean-Clement Jeanbart, commenta al Sir l’assassinio del padre gesuita olandese. «È sempre stato in buoni rapporti con gli oppositori e – aggiunge il presule – sembra che avesse cercato di trovare una soluzione al problema dell’assedio della città e della comunità che vive nella parte antica. Perché lo abbiano ucciso è difficile comprenderlo. Ma qui in Siria sono tante le cose che non si comprendono, oramai». Il gesuita, secondo quanto riferito da alcuni confratelli è stato prelevato, percosso e poi freddato con due colpi alla testa, davanti alla sua residenza, nel quartiere di Basatin al Diwan. Il religioso, che risiedeva in una delle zone assediate più a rischio dai combattimenti, aveva rifiutato di lasciare il quartiere quando c‘era stata l‘evacuazione dei civili, per essere accanto alla popolazione locale. Nei mesi scorsi aveva lanciato diversi appelli e richieste di aiuto a causa della mancanza di viveri e di cure mediche.